Giovanni Pesce, medaglia d'oro al valor militare della Resistenza, è morto al Policlinico di Milano dove era stato ricoverato giorni fa dopo a una caduta in casa. La camera ardente sarà allestita nella sala Alessi di Palazzo Marino lunedì dalle 8 alle 15. Alle 15 si terrà la commemorazione ufficiale, presente il sindaco Letizia Moratti.
MINATORE IN FRANCIA - Pesce, che aveva 89 anni, si era iscritto giovanissimo al Pcf francese essendo immigrato in Francia, dove lavorava come minatore. Combattè in Spagna nelle Brigate Internazionali durante la guerra civile e rimase ferito. Quindi, durante la Resistenza, rientrò in Italia e fu comandante dei Gap a Torino e a Milano. Iscritto da sempre al Pci, dopo la svolta della Bolognina aveva aderito a Rifondazione Comunista. Pesce, il cui nome di battaglia era «Visone» era sposato con Norina Brambilla, la «compagna Sandra» che aveva conosciuto durante la guerra partigiana. Fu uno dei discorsi a Parigi di Dolores Ibarruri, la «Pasionaria», a convincere Giovanni Pesce della necessità di arruolarsi nelle Brigate Internazionali.
FERITO E ARRESTATO - Nel 1936 fu uni dei primi combattenti italiani inquadrati nelle Brigate Garibaldi. In Spagna venne ferito tre volte: sul fronte di Saragozza, nella battaglia del Brunete e al passaggio dell'Ebro. Pesce aveva ancora nella schiena alcune schegge. Rientrato in Italia nel 1940, venne arrestato e inviato al confino a Ventotene. Liberato nell'agosto del 1943, fu uno degli organizzatori del Gap di Torino e nel maggio del 1944 assunse il comando a Milano, fino al giorno della liberazione, del terzo Gap «Rubini». Dal 1951 al 1964 è stato consigliere comunale a Milano per il Pci e fin dalla sua costituzione membro del Consiglio nazionale dell'Anpi. Molti i libri pubblicati sulla figura del comandante «Visone»; tra questi «Un garibaldino in Spagna» e «Senza tregua. La guerra dei Gap».