lunedì 23 ottobre 2023

Recensioni capate: Herbert Lieberman, L'ospite perfetto (1971)




Secondo romanzo di Herbert Lieberman, che in seguito orienterà la sua scrittura più verso il thriller, L'ospite perfetto è una micidiale bomba ad orologeria che anche prima della sua deflagrazione spazza progressivamente via lungo le pagine ogni tipo di convenzione sociale e perbenismo, mettendo alla berlina l'ipocrisia delle apparenze di una cittadina del sud degli Stati Uniti (ma avrebbe potuto essere una qualunque città di provincia occidentale) e la falsa narrazione borghese della vita, fatta di rapporti superficiali e felicità costruita sul possesso e la sua ostentazione. 
La vita di Albert e Alice, neo pensionati che si ritirano in campagna, passa proprio come la coppia l'aveva immaginata, con le giornate a scorrere operose tra cura della casa e dell'orto, fino a quando non viene minata dall'arrivo di uno strano operaio del gas, che da subito crea curiosità nei due. 
Costui, Richard Atlee, si insinuerà progressivamente e in modo anomalo nella loro vita, facendo inizialmente emergere ferite e vecchi rancori sopiti e provocando poi la reazione bigotta della cittadina, che, a partire dallo sceriffo e dal prelato, emarginerà la coppia, fino alle estreme conseguenze. 
Un romanzo avvincente, atipico, che coniuga suspance, angoscia, malinconia e dramma, regalandoci un un personaggio controverso, magnifico, indimenticabile: Richard Atlee.

Per approfondimenti qui trovate la più ampia recensione dell'amica Mrs Rosewater.

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