Julio Blanco, ultimo proprietario dell'azienda di famiglia che da sempre produce bilance, è un padrone onnipresente nella vita della fabbrica ma anche dei suoi dipendenti, al punto da sconfinare nella loro vita privata offrendosi come mediatore all'insorgere di conflitti personali. Insomma un gentile maniaco del controllo dell'ecosistema della fabbrica. Il tutto più o meno funziona fino a quando si approssima la scadenza per l'assegnazione di un premio statale che aprirebbe la porta ad importanti contributi economici statali e, contemporaneamente, i problemi deflagrano. A quel punto ad emergere sono il lato oscuro e l'assenza di scrupoli di Blanco.
Il capo perfetto non è l'irresistibile commedia evocata da qualche claim pubblicitario, il film viaggia piuttosto dentro un buon equilibrio dolceamaro, tra il grottesco, il dramma e la commedia. Insomma robe in cui noi italiani eravamo maestri e che, purtroppo, non sappiamo più fare. Ovviamente gran parte della riuscita del film va ascritta alla prova di un Javier Bardem totalmente inedito, che si misura in maniera straordinaria in un ruolo che richiede misura e naturalezza. Nel comportamento del boss Blanco/Bardem c'è ben poco di "perfetto" e nel definire i lavoratori della sua fabbrica come la sua famiglia c'è la stessa enorme ipocrisia che capita di vivere quotidianamente in tanti posti di lavoro, così come nell'allupamento verso le giovani stagiste c'è tanto dei vizi della classe imprenditoriale corrente e passata.
Il film ha un buon ritmo, magari qualche forzatura mirata ad accentuare la parte comica (la figura dello scioperante solitario e il suo rapporto con il guardiano della fabbrica), ma nel terzo atto il regista Fernando Leòn de Aranoa (Perfect day, Escobar - Il fascino del male), attraverso la messa in scena delle "soluzioni" individuate da Blanco per risolvere i tanti casini, mette ogni cosa al suo posto, avviando la pellicola ad una conclusione tragica ma carica di amara ironia.
3 commenti:
Visto (lingua originale). Carino. Effettivamente, con Alberto Sordi eravamo maestri in questo campo.
Infatti.
Ma pensa anche ai lavori di registi come Scola, Monicelli, Steno, Risi...
Certo certo, assolutamente.
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