E' noto che i fan dei Turbonegro siano ancora in lutto per lo scioglimento della loro band preferita. Talmente unico e originale lo stile death-punk imposto dal gruppo norvegese, che era pressochè impossibile trovare dei degni eredi. Ecco allora tutti a stringersi attorno al disco di esordio, sotto proprio nome, di Hank Von Hell (nato Hans Erik Dyvik Husby), frontman dei Turbonegro, dopo qualche tentativo (Doctor Midnight and the Mercy Cult; Duke of noting) andato a vuoto.
Egomania, anticipato da un singolo, Fake it, che non sarà curiosamente incluso nella tracklist del disco, non è il ritorno del brand Turbonegro (non del tutto almeno), anche se si porta inevitabilmente dietro profumi e screpolature di quella esperienza, dentro una manciata di canzoni caciarone e ipertrofiche, che non riesco a definire diversamente se non happy-metal.
Dieci tracce per meno di quaranta minuti dall'impatto immediato che riesce però a conciliarsi con una buona longevità, all'insegna di un'orecchiabilità cafona (la title track) che non disdegna i KISS più commerciali di Dynasty, ma che piazza dei colpi mica male, come le irresistibili Blood e Bum to bum e quando decide di incattivirsi non ha esitazioni, come nel caso della nervosa Pretty decent exposure o Never again, il pezzo più classicamente metal della raccolta.
Insomma, si fa dannatamente sul serio, ma sempre con ironia, come testimonia il look di Hank o Adios (Where my sombrero?), il pezzo scelto per concludere la tracklist, che parte lento per poi crescere progressivamente fino al suo massimo climax.
Autoironia che si svela in tutta la sua irriverenza anche nel video di Bum to bum, featuring Steve-O, dove il nostro, all'inizio, si mostra impudicamente in un irresistibile look da turista tedesco (lo trovate sotto).
Egomania è un gran bel disco, divertente e piacevomente maleducato. Peccato che, essendo uscito nelle ultime settimane del 2018, sia entrato nei miei radar solo nel 2019, perdendo così la possibilità della nomination dei migliori dell'anno.
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