Una folgorazione.
Questo ha rappresentato per me Polaroid, disco d'esordio di Carlo Luigi Coraggio (in arte Carl Brave) e Franco Bertolini (Franco126), due rapper romani che hanno messo a fattore comune l'esperienza maturata con diverse crew per arrivare ad un lavoro in completa coabitazione.
L'album viaggia sull'incantevole equilibrio di vari elementi teoricamente dissonanti che trovano invece inaspettata sintonia, a partire dal titolo scelto, chiaramente nostalgico e passatista, ma armonizzato con la moderna strategia di diffusione scelta dal duo (la pubblicazione di una canzone per volta su youtube accompagnata per l'appunto da un'immagine fissa di foto con polaroid).
Ma l'ossimoro per me più importante è ovviamente quello relativo alla cifra stilistica, laddove il rap proposto dal duo flirta così strettamente con il cantautorato (romano) da diventarne una credibile versione aggiornata (e non è un caso se gli accompagnamenti adottati non siano basi elettroniche, ma strumenti tradizionali: chitarre, basso, batteria e, occasionalmente, qualche linea di fiati).
Questo aspetto, insieme ad una invidiabile capacità di scrivere testi di normale vita quotidiana che coniugano immediatezza e figure poetiche, nonchè una particolare cura per le melodie catchy, semplici ma efficacissime, fanno di Polaroid la folgorazione di cui all'incipit della recensione.
Dieci canzoni per una mezzora scarsa di musica che coinvolgono, creano empatia, fanno sorridere ed inducono al buonumore al punto da mettere in secondo piano anche l'utilizzo di qualche antipatica espressione poco politacally correct in riferimento a migranti e extracomunitari.
Insomma, Polaroid è l'inaspettato anello di congiunzione tra un tipo di folk legatissimo al territorio romano e il rap italiano, l'altra faccia di un genere che si muove su stilemi spesso ripetitivi, ottusi e datati ma che, grazie a lavori come questo, si dimostra capace di originalissimi colpi di coda, ulteriormente valorizzati dal loro affrancarsi dai soliti modelli di riferimento anglosassoni.
Di prepotenza tra i miei preferiti del 2017.
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