Eccoci dunque arrivati al terzo Spider-Man cinematografico da quando Raimi, nel 2002, ha portato sul grande schermo l'epopea di uno dei super-eroi più popolari di sempre.
Dopo quella trilogia c'è stato un primo reboot, diviso in due capitoli (recensiti qui e qui), che pure non avevo stroncato, ma che hanno il non trascurabile difetto di essere invecchiati precocemente e male, al punto, evidentemente, di indurre la produzione a ripartire da capo.
L'anticipo di cosa sarebbe stato questo Spider-Man l'abbiamo avuto durante Captain America: Civil War (che mi accorgo solo ora di non aver recensito!), dove facciamo la conoscenza di un Uomo-Ragno giovanissimo e inesperto che viene arruolato da Stark nel suo progetto reazionario contro Captain America e soci.
Il film inizia da questo flashback, mostrato attraverso le riprese amatoriali che lo stesso Peter Parker ha girato per conservare un ricordo di quell'impresa.
Homecoming si differenzia dalle precedenti produzioni per il taglio fresco, da teen movie, con il quale è confezionato. Questo, se dal punto di vista dei vecchi fan Marvel è filologicamente corretto (il fumetto originale è ambientato nei primi anni di liceo) e reso ancora più credibile per l'età dell'attore che interpreta Parker (Holland è appena ventenne con la faccia da ragazzino, mentre i precedenti Maguire e Garfield giravano attorno ai trenta), dall'altro, il contesto che azzera quasi totalmente il parco dei characters comprimari storici e ci presenta una zia May (la sempre apprezzabile Marisa Tomei) in versione MILF non può certo raccordarsi con l'immaginario di chi è cresciuto sognando su quegli albi.
Si è scelto insomma di rilanciare il personaggio creando un legame molto stretto con il mondo Avangers e in particolare con Tony Stark/Iron Man, che diventa tutore del Ragno(procurandogli anche un costume iper-tecnologico che aborro), e di fare quasi totalmente tabula rasa delle storie originali. In sintesi, dell'universo Spider-Man si è tenuto il solo Spider-Man.
Detto questo, per i ragazzini e lo spettatore medio il film scivola via bene nonostante i suoi centotrentacinque minuti di durata, quindi probabilmente il bilanciamento tra azione, ironia e leggerezza (l'ho premesso che si tratta di un teen movie) risulta godibile.
Ca va sans dire, è già in cantiere il sequel (si parla del 2019)-.
Lascio per ultimo il commento su Michael Keaton, sempre convincente nelle sue interpretazioni, chiamato a dare il volto al villan l'Avvoltoio, che nella versione del film è dotato di attrezzature tecnologiche d'avanguardia e di un paio di spaventose ali.
A nessuno credo sarà sfuggita l'(auto)ironia della scelta, visto che Keaton viene dall'applauditissima interpretazione di un altro uomo-uccello (Birdman, di Inàrritu), che a sua volta richiamava la saga dell'uomo pipistrello (Bat-Man) di Tim Burton, con Michael Keaton protagonista.
P.S. La battuta migliore del film è quella che Stark/Downey jr rivolge a Parker/Holland sull'essere il prototipo dell'eroe springstiniano solitario.