lunedì 14 marzo 2016

Metallica, Load (1996)

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C'era una collana di albi Marvel dal titolo What if: non era dedicata ad un solo personaggio, ma ospitava a rotazione i diversi eroi della casa editrice. La sua particolarità era quella di partire da uno spunto passato delle storie del super dudes di turno e fargli prendere una piega differente da quella decisa dagli sceneggiatori nelle serie regolari. Essendo fuori dalla rigida continuità Marvel, ovviamente gli autori avevano mano completamente libera, e questo a volte gli permetteva di creare storie meno liturgiche e più coraggiose, originali ed imprevedibili.
I metallica, dopo il successo strabordante del black album del 1991 e dell'infinito tour che l'ha seguito (quattro anni per quasi trecentocinquanta concerti) hanno cominciato a chiedersi da che parte la carriera della band avrebbe dovuto andare. L'evoluzione naturale del brand, che si era affermato in ambito metal come nome tutelare del thrash, ma che aveva esordito con un album che molto doveva al punk rock e che con ...And justice for all aveva esplorato altri lidi musicali, dalle parti del prog, non poteva essere fermata.  
L'operazione allontanamento (quasi) definitivo dalle proprie origini avvenne da ogni punto di vista. Prima ancora che da quello musicale fu tutto quanto atteneva all'aspetto esteriore del business a lanciare segnali abbastanza inequivocabili, già a partire dall'artwork del nuovo disco, con lo storico logo del nome, per la prima volta accantonato in favore di un carattere più anonimo, con giusto un richiamo al passato nella prima e ultima lettera.  All'interno del corposo booklet del CD James, Kirk, Lars e Jason si fanno ritrarre in pose gaudenti e scherzose, manco fossero i Backstreet Boys, così come nel retro di copertina sfoggiano tutti capelli corti, giacche alla moda e camicie variopinte. Anche la copertina del disco abbandona i classici stilemi della band. Quello che all'apparenza sembra un disegno di fiamme su fondo nero è invece un'opera dell'artista Andres Serrano che per realizzarla ha usato sangue di bovino e proprio sperma inseriti  tra due fogli di plexiglass. Avanguardia artistica, insomma.

In tutto questo la musica non ha subito la stessa drastica trasformazione. Load non è certo un album pop, ma piuttosto un esempio di robusto rock con meno grugniti da parte di Hetfield e più influenze blues, più varianti chitarristiche, più melodia (non che sia mai mancata nei dischi dei Tallica) e in generale un atteggiamento più adulto verso le composizioni. 
Così se Ain't my bitch deve ancora molto all'arena sound modello black album e Until it sleeps potrebbe essere uno scarto dello stesso disco, le tracce 2 x 4 e The house Jack builds rendono invece bene il nuovo corso. In questo continuo altalenare tra tentazioni di fare un "black album II" e di spiccare il volo verso nuovi e artisticamente più appaganti lidi, probabilmente la seconda parte del lavoro riserva le maggiori soddisfazioni, con una Poor twisted me rallentata e cattiva, una Mama said delicata e introspettiva, una Thorn within candidamente doom e una Ronnie sorretta da un semplice ma efficace riff blues.
Ad ascoltarlo con maggiore serenita vent'anni dopo la sua pubblicazione, Load non diventa certo un capolavoro, ma di certo recupera più di un punto rispetto alle frettolose e adolescenziali  valutazioni da fan deluso dell'epoca. 
Soprattutto sovviene l'amara considerazione che questi siano stati gli ultimi Metallica genuini, quelli che hanno tentato di crescere e diventare adulti, evolvendo il proprio sound. Già con Reload, dell'anno successivo, cominceranno la retromarcia, fino a ritirarsi del tutto da ogni velleità con l'insincero St Anger e con Death magnetic, per i quali Hetfield ha tolto dalla naftalina il gilerino di pelle con le toppe di bands del sottobosco metal che probabilmente non ascolta più da un secolo, ma che ancora oggi, a cinquantasei anni, porta sui palchi di tutto il mondo.

Insomma, cosa sarebbe successo (what if) se i Metallica avessero avuto l'onestà e l'ardire di proseguire nel loro processo di allontanamento dai clichè del metal purtroppo non lo sapremo mai e la risposta può solo essere materia di suggestive ipotesi di fiction.

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