Ok, è inutile continuare a prendere tempo sperando in qualche sorta di tardiva fulminazione. Holding all the roses, il nuovo e per me attesissimo album dei Blackberry Smoke si è rivelato una mezza delusione.
Come temevo l'identità fortemente sudista del gruppo è stata infatti edulcorata dalla produzione di Brendan O'Brien che ha cancellato con un colpo di spugna i picchi dello spettro sonoro della formazione di Charlie Starr, consegnandoci un prodotto smarmellato, sicuramente più radio friendly ma che impallidisce al confronto della genuinità del precedente The whipporwill.
Ed è un peccato perchè le canzoni ci sarebbero anche: Let me help you e la title track hanno tutte le carte in regola per diventare dei classici, solo che potrebbero fare parte del songbook di un mezza dozzina di band di rock mainstream, e l'esaltazione per Rock and roll again dura giusto il tempo di rendersi conto che il pattern della canzone è spudoratamente abusato.
Ad essere sacrificata in questa nuova salsa southern light è soprattutto l'anima country del gruppo, se è vero che bisogna arrivare a Too high, la traccia numero sei del disco, per farsi allietare le orecchie dall'unica canzone con sonorità delicatamente redneck.
Nell'economia generale del disco la seconda parte è sicuramente migliore della prima. Con Wish in one hand, Payback's a bitch, No way back to eden e Fire in the hole i Blackberry Smoke sembrano infatti riprendere finalmente in mano le redini artistiche del lavoro.
L'ottima opinione per questa band che ha fatto del lavoro duro e dell'attività live la sua palestra di vita non cambia, però ecco, resta il fatto che la prima svolta importante della carriera il gruppo l'ha un pò cannata. Come ho già avuto modo di affermare per altre opere, Holding all the roses è il classico album di svolta che potrebbe scontentare i fan di vecchia data ma farne arrivare numerosi nuovi.
Resta da capire quale tra le due fazioni abbia ragione.