Le Cronache del ghiaccio e del fuoco è una saga fantasy dello scrittore americano George R.R. Martin. La serie di libri, inaugurata in USA nel 1996, è arrivata al quinto di sette capitoli previsti (mi riferisco alle edizioni statunitensi, perchè in Italia la Mondadori ha ulteriormente frammentato le pubblicazioni) e i tempi di uscita degli ultimi due volumi sono solo ipotizzabili, data la lentezza con la quale Martin scrive.
La HBO, forse la più prestigiosa emittente via cavo americana, aveva da tempo acquistato i diritti per l'intera saga (che precedentemente era stata negata dal suo autore al cinema per la preoccupazione che venisse ridimensionata a causa dei tempi dei prodotti da sala) e finalmente l'anno scorso il pubblico ha potuto godere della prima stagione della trasposizione televisiva, Game of thrones, da noi il Trono di spade (dal titolo del primo libro di Martin tradotto in Italia).
La HBO, forse la più prestigiosa emittente via cavo americana, aveva da tempo acquistato i diritti per l'intera saga (che precedentemente era stata negata dal suo autore al cinema per la preoccupazione che venisse ridimensionata a causa dei tempi dei prodotti da sala) e finalmente l'anno scorso il pubblico ha potuto godere della prima stagione della trasposizione televisiva, Game of thrones, da noi il Trono di spade (dal titolo del primo libro di Martin tradotto in Italia).
Per semplificare al massimo, la storia ruota attorno ad un ipotetico mondo medievale diviso in sette regni, ognuno dei quali dominato da una precisa dinastia. Tutti sono però governati da un unico re, al quale, volente o (spesso) nolente, i regni devono fedeltà. Tra ambizioni nobiliari, vendette e spaventose minacce, veniamo introdotti ad un gigantesco affresco avventuroso, un'opera straordinariamente corale.
Uno degli elementi vincenti del serial è che molto poco nella narrazione è lasciato alla retorica,al romanticismo o ai luoghi comuni sull'eroismo: povertà, bassezze, violenza, sesso, spietata ambizione, inganni, lerciume e sopraffazione sono i fattori che emergono prepotenti, il tutto incastonato in una trama che, tra momenti avvincenti e inevitabili rallentamenti, appassiona lo spettatore anche in virtù di characters memorabili che evolvono insieme alla storia in maniera allo stesso tempo credibile ed imprevedibile.
All'interno di un ottimo cast (menzione d'onore per i micidiali villain e per i personaggi più ambigui) spicca il volto noto ed abbastanza abbonato al genere, di Sean Bean, dolente e quasi involontario eroe e Signore di Winterfall, il freddo regno del nord.
Anche se io l'ho vista recentemente, la prima stagione si è in realtà conclusa nel 2011 con un colpo di scena mozzafiato che a ripensarci ancora mi vengono le gambe molli, e con l'apertura di diversi rivoli di sottotrame tutti potenzialmente deflagranti. Ho appena iniziato la seconda che in America sta volgendo alla conclusione.
Un avvertenza all'incauto telespettatore che potrebbe avvicinarsi indifeso al Trono di spade: questa serie, già a partire dalla maestosa sinfonia sui titoli di testa, dà dipendenza.
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