lunedì 15 novembre 2010

Work in progress

A pensarci bene era inevitabile. Anche se fino adesso a prevalere erano stati i sentimenti puri, il quadretto tipo spot del Mulino Bianco (che comunque nel mio caso era autentico, s'intende). E invece dopo i lucciconi del primo giorno di scuola, la curiosità nello sfogliare i testi didattici e la meraviglia di osservare ogni giorno i progressi nell'apprendimento, sono cominciati i primi trouble in paradise.

I problemi si chiamano "compiti a casa". Anche qui m'immaginavo una situazione idilliaca, padre e figlio che sbrigano in armonia le faccende di prima elementare, ma non avevo fatto i conti con l'iper dinamicità di Stefano, che a stare fermo una mezzoretta per ripetere le sillabe, leggerle o compilare una paginetta di nove non ci pensa proprio.

Per farla breve, giorno dopo giorno parto con una scorta di pazienza tipo escort che aspettano che a mr B. faccia effetto il viagra, e finisco con sclerate epocali.
In questa difficoltà a concentrarsi Stefano ricorda dannatamente me stesso da bambino e io che alla fine perdo le staffe somiglio troppo a mio padre.
Couldn't be different, i guess.

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