martedì 7 ottobre 2008

Corretto e poche storie (cit)

Ha cominciato a ronzarmi in testa un ragionamento sul tema del "politically correct", ricordavo che il termine proveniva dagli USA, ma non estattamente il periodo in cui è stato coniato. Mi è venuta incontro come spesso accade wikipedia, che riporta la nascita della definizione agli inizi degli ottanta: l'espressione politicamente corretto (traduzione letterale dell'inglese politically correct) designa una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, politicamente scorretta (politically incorrect): cioè, alla stregua di questa visione, inaccettabile e sbagliata. (...) Politically Correct è anche il successivo movimento di idee d'ispirazione liberal e radical delle università americane (in particolare nella University of Michigan ad Ann Arbor, Michigan) che alla fine degli anni ottanta si proponeva, nel riconoscimento del multiculturalismo, la riduzione di alcune consuetudini linguistiche giudicate come discriminatorie ed offensive nei confronti di qualsiasi minoranza per cui: afro-americans (afro-americani) sostituisce blacks, niggers e negros (negri), gay sostituisce i molti appellativi riservati agli omosessuali, diversamente abile sostituisce varie espressioni che erano politicamente corrette in passato (minorato, l'anglicismo handicappato, poi portatore di handicap,disabile), disoccupato sostituisce nullafacente.
Il movimento nacque in risposta al rapido aumento di episodi di
razzismo tra gli studenti; furono approntati ed imposti dei codici di condotta verbale (speech codes) con i quali si voleva scoraggiare l'uso di epiteti offensivi: il ripetuto mancato rispetto di questi codici veniva sanzionato con richiami ufficiali che avrebbero potuto influire negativamente sulla carriera accademica.
In un mondo, quello americano, fatto anche di sopraffazione del più debole e violenza, l'introduzione di una regola, seppur formale, di rispetto nei riguardi dei "diversi"era stata vista come un fatto estremamente positiva, e recepita in seguito, come spesso accade con le iniziative che partono dall'America, anche da noiartri.

La premessa mi serve per dire che, nel tempo, il valore di questa definizione è stato fortemente ridimensionato, (sempre da wikipedia: il politically correct viene spesso accusato di essere una sorta di pensiero unico oltrechè una forma di
ipocrisia, istituzionale, che si limita a cambiare la "forma", cioè le parole, senza intervenire sostanzialmente sul problema. Un modo per rimuovere le parole ma non (necessariamente) i problemi: chiamare afroamericani e diversamente abili gli ex negri e gli ex handicappati infatti è ben altra cosa dal rimuovere il razzismo e le barriere architettoniche.) fino a costituire un ostacolo nelle forme di espressione che raccontano la vita quotidiana.
Non a caso, quando si vuole elogiare un film, spesso si dice che è politicamente scorretto, come fosse un valore, e non in qualche modo una mancanza di rispetto per le vittime della "scorrettezza".

Non so bene cosa pensare a riguardo, ma ricordo qualche film demenziale, tipo "Tutti pazzi per Mary", in cui si prendevano in giro dei disabili fisici e mentali con risultati esilaranti da parte di tutto il pubblico in sala, o altri casi in cui le vittimi della satira erano negri ignoranti e volgari che si nutrivano esclusivamente di pollo fritto, oppure omosessuali parodisticamente effemminati, oppure nani perfidi, e avanti di questo passo.

Quella che inizialmente sembrava essere una piccola conquista del mondo civile è diventata una sorta di patetico paravento dietro al quale non vuole più celarsi nessuno, ma io non credo che la filosofia dietro la sua introduzione fosse sbagliata, forse sbagliato è l'uso forzato che se ne è fatto, in periodi in cui se sbagliavi ad usare un termine, utilizzandone uno non p.c. eri fustigato, magari giusto un attimo prima che un film non p.c. esaltasse la critica e le masse.

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