Per divertirsi con un disco così bisogna battersene il cazzo delle seguenti considerazioni:
Che i Motley Crue sono scoppiati da almeno vent'anni, e già allora non è che fossero esattamente delle cime
Che vivono praticamente da separati in casa (mi immagino i dialoghi in studio di registrazione: - Mick, puoi dire per cortesia a Vince di alzare di una tonalità, visto che io non ci parlo? - Nikki, potresti rispondere per piacere a Tommy che la mia tonalità è giusta? - ) e che sono diventati un'industria, un brand, al pari di Stones e Sex Pistols, ma ovviamente in misura minore.
Che sono una delle migliori cover band di se stessi, affezionata allo stesso sound di Girls,girls,girls e Dr Feelgood da quando hanno capito che è il più redditizio.
Che alla soglia dei cinquanta cantano ancora roba tipo "I don't wanna go to school" (Face down in the dirt).
Che sono delle grosse teste di minchia, machisti e strafottenti.
Ecco, se riesci a fregartene, e a questo aggiungi le scorie di una cotta giovanile per i ragazzi, un disco come Saints of Los Angeles te lo godi alla grande, gomito fuori dal finestrino della Clio, volume a balla per far prendere aria alle note di Face in the dirt, Down at the whiskey, Mutherfucker of the year, Saints of Los Angeles, Goin' out swingin e, chetelodicoaffà, a cantare :
(...) yeah, all i ever heard as a kid was I'm born to lose
all i ever wanted was a shot at breakin the rules
i wanna make a lot of money
but i don't wanna go to school
i don't wanna get a real job
i don't wanna be you
I'd rather be dead, yeah
I'd rather be dead
I'd rather be face down in the dirt with a bullet in my head (...)