I Wait for nothing sono un gruppo HC punk ahi loro, non di Detroit ma di Grosseto. La band, composta dagli amici Michele, Edo e Iacopo, nonostante le frustranti difficoltà di esibirsi o anche solo trovare uno spazio per le prove, decide di concedersi una botta di vita organizzando un concerto per un grande nome americano (i Defense) cui fare da opener, sperando così, in termini di visibilità, di beneficiare della prevista grande affluenza di pubblico.
Immagino non sia complessivamente semplice fare un film così, sugli struggimenti di un gruppo che fa musica intransigente, politicizzata, urticante e fuori moda, nella sonnacchiosa provincia italiana. Non è semplice dal punto di vista produttivo, visto lo stato del nostro cinema, e non è banale dal punto di vista "ideologico", sarebbe stato infatti un tradimento riuscire a realizzare Margini senza però rispettare concettualmente la disciplina straight edge di un genere che è anche uno stile di vita. Il film supera di slancio entrambe le difficoltà. Gli ideatori Niccolò Falsetti (anche regista) e Francesco Turbanti (il protagonista Michele) mettono in scena qualcosa di credibile proprio perchè autenticamente calato in un territorio e una realtà musicale che ben conoscono, in quanto già membri di un gruppo punk, i Pegs, che si è misurato continuamente coi problemi (di provincialismo, budget, strumentazione, location) raccontati nel film.
Al netto di una sceneggiatura validissima che elude gli abusati clichè cinematografici (a titolo esemplificativo cito la conclusione della sequenza in cui Iacopo siede sulla panchina della stazione indeciso se mollare gli altri e partire o restare per il concerto) e dialoghi convincenti, verosimili, l'arma in più del film è la capacità di intrecciare uno stile di vita che si vuole irriducibile con un'ipocrita parassitismo familiare dei due protagonisti, uno mantenuto da mamma e compagno, l'altro dalla moglie. Una contraddizione espressa magnificamente in un sola linea di dialogo, quella che Edo rivolge alla mamma chiedendole preoccupato se abbia stirato la maglietta dei Discharge: un cortocircuito geniale tra un modello di ribellismo punk e un pò di bamboccionismo.
Bravissimi, perchè credibili, tutti i personaggi, a partire dalla band: Michele (Francesco Turbanti), Edo (Emanuele Linfatti) e Iacopo (Matteo Creatini). Menzione d'onore per il ruolo sopra le righe ma divertentissimo del titolare della discoteca Eden nonchè compagno della madre di Edo, Nicola Rignanese.
Da rimarcare infine come il film sia stato entusiasticamente "approvato" dall'ampio sottobosco di band punk/hardcore italiane, che hanno composto la colonna sonora e permesso l'utilizzo dei propri brani, dai seminali Negazione a Klaxon, Gli Ultimi, i Rappresaglia, gli stessi Pegs e i Payback, che nella pellicola interpretano gli americani Defense.
Se non si fosse capito, un autentico, insperato gioiellino.