In un periodo in cui il country andava in tutt'altra direzione (quella pop) e l'honky tonk non era considerato "vendibile" dalle major, Dwight Yoakam riesce a debuttare, nel 1986, con questo Guitar, cadillacs, etc. etc., un ten-tracks nel solco purissimo del true country e del Bakersfield sound (Jimmy Rodgers, Lefty Fritzzell, Bob Willis, Buck Owens), raggiungendo, a dimostrazione della discutibile competenza dei manager delle compagnie musicali, la vetta della classifica generalista USA. Con una voce che flirta costantemente con lo yodel ma senza andarci mai a meta, un sound pieno costruito sull'honky tonk guitar rhythm e, spesso, sulla slide e sul violino, Dwight (l'hai visto in Cry Macho di Eastwood: anche la sua carriera da attore, perlopiù caratterista, è corposa) giganteggia. Pezzi come Honky tonk man (di Jimmy Horton) e la title track restano momenti irrinunciabili nei concerti dell'artista, ma l'intera opera, per mezzora di musica, riascoltata oggi, appare un glorioso evergreen. Che gli vuoi dire ad una It won't hurt, ad una Bury me (featuring Maria McKee), ad una Heartaches by the numbers o alla versione di Ring of fire di Cash (scelta non scontata, a meta ottanta, con Cash ai margini)? Niente, appunto. Fondamentale per il movimento.
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