Nel 2000 M. Night Shyamalan mandava nei cinema Unbreakable, un film ideato, girato, prodotto e sceneggiato dal regista indiano naturalizzato statunitense, un atto d'amore verso i fumetti di supereroi, che inconsapevolmente anticipava l'avvento delle multimilionarie saghe dei cine comic, di cui lo Spider-Man di Raimi è stato l'apripista.
L'ottimo lavoro di Shyamalan ci mostrava un uomo qualunque (David Dunn, interpretato da Bruce Willis), che scampa miracolosamente ad uno spaventoso disastro ferroviario e che in seguito, grazie alla conoscenza di un benestante proprietario di un museo di fumetti rari (Elijah Price/Samuel L. Jackson), scopre di essere quasi invincibile. L'esatto contrario di Price, che invece ha una rara malattia delle ossa che le rende fragilissime. Dunn, come da prassi supereroistica diventa un vigilante, che scopre di avere la sua più grande nemesi proprio in Elijah, responsabile del disastro ferroviario e di altre stragi, messe in atto con l'obiettivo di trovare un suo doppleganger, che fosse quindi buono e invincibile.
Nel 2016 Shyamalan gira (oltre a sceneggiare e coprodurre) Split, la storia dello psicopatico Kevin Crumb (James McAvoy) che, a causa di un disturbo dissociativo dell'identità, possiede almeno ventitre distinte personalità. Kevin rapisce ragazzine considerate impure, con l'intenzione di ucciderle per punirle di non aver mai, nella loro vita, patito sofferenza.
Il film è un thriller psicologico teso e angosciante fino alle sequenze finali, quando, prima sfocia nel sovrannaturale (o almeno ne instilla il dubbio) e poi, in maniera clamorosa e imprevedibile, crea un collegamento con Unbreakable di sedici anni prima, mostrandoci David Dunn (Willis) che apprende dalla televisione dell'esito della vicenda dello psicopatico Crumb.
Con queste due pellicole quel folle di Shyamalan crea senza clamore e, anzi, quasi occultandolo, un proprio universo supereroistico, nel quale tra il primo e il secondo episodio passano oltre tre lustri e che, soprattutto, arriva allo spettatore con modalità totalmente inedite. A questo universo andava però data una conclusione, perchè, si sa, le saghe devono (o dovrebbero...) sempre concludersi con una trilogia.
Ecco allora che, dopo il primo capitolo intitolato all'eroe (Unbreakable) e il secondo al folle disadattato (Split), il terzo non poteva che richiamare il mastermind criminale, quel Mr. Glass nome d'arte di Elijah Price (Samuel L. Jackson).
Dopo un incipit che ci mostra Dunn e Kevin contrapposti, nel rispetto dei ruoli, l'azione si sposta all'interno di una clinica psichiatrica, dove i due, precedentemente catturati, raggiungono Price. Lo strano gruppo è sottoposto alle cure della dottoressa Ellie Staple (Sarah Paulson) che intende convincerli di non avere super-poteri ma sono di essere fortemente autosuggestionati.
Ovviamente Price, che inizialmente appare in uno stato catatonico, ha capito il vero obiettivo della psicologa e mette in atto il suo piano, come sempre strutturato nei minimi dettagli.
Se ancora non mi era capitato di affermarlo, lo faccio ora: M. Night Shyamalan è uno dei migliori e più completi registi viventi. Al di là dei fisiologici alti e bassi della sua filmografia, il cineasta riesce quasi sempre a trasmettere una visione personale di cinema, dove sono presenti gli elementi che probabilmente l'hanno formato come uomo e artista. In questa visione i comics book hanno evidentemente rappresentato una grande parte, e Glass (ma il discorso si può allargare all'intera trilogia) ne rappresenta l'omaggio più sincero ed emozionante.
Non è un caso che il filo rosso tra la filosofia supereroistica e la storia di questo universo sia tenuto dal villain Mr Glass: è lui l'unico ad ad avere il quadro completo della situazione, a spingere perchè gli altri personaggi escano dal proprio bozzolo e prendano coscienza dei propri doni, ed è lui a mettere in fila gli eventi (anche eversivi) perchè tutto accada. In questa ottica è perfettamente logico che sia ancora lui a chiudere il capitolo, in attesa del successivo, da qui il suo lascito: "questa non è un'edizione limitata, ma una storia di origini".
Per chi, come il sottoscritto, è cresciuto leggendo avidamente quelle meravigliose tavole colorate che aprivano una finestra su universi incredibili e meravigliosi, con la visione di Glass, tutto torna magicamente.
Ma, e qui sta tutta la differenza del mondo con le saghe dei cine comics, Glass risulta godibile ed avvincente anche per lo spettatore a digiuno di meccanismi fumettistici.
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