giovedì 17 maggio 2018

Meshell Ndegeocello, Ventriloquism

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Puoi anche passare una (ennesima) fase metal intensa e totalizzante, che ti monopolizza gli ascolti 24/7, ma quando esce un nuovo disco di Meshell Ndegeocello i blast beat si placano, le chitarre distorte si fermano, i growling si fiaccano, il tempo stesso rallenta, e hai orecchie solo per lei.
Quattro anni dopo il sublime Pour une Ame Souveraine, dedicato alle composizioni di Nina Simone, l'artista americana (nata però a Berlino da padre militare USA) torna con un altra raccolta di brani altrui, che, se da un lato hanno caratteristica più leggera, trattandosi di cover degli anni ottanta in ambito R&B mainstream, dall'altro sono collocate in un contesto di impegno sociale, dato che parte dei profitti delle vendite dell'album è destinato a finanziare l'American Civil Liberties Union (ACLA).
Il lavoro, composto da undici tracce, rielabora con classe cristallina pezzi abbastanza noti di artisti che perlopiù hanno vissuto la loro stagione migliore proprio negli eighties, e che evidentemente hanno rappresentato qualcosa a livello di formazione emotivo/musicale di Meshell, classe '68, che in quegli anni viveva adolescenza e maturità.
Si ripescano personaggi dimenticati come Al B. Sure con la sua Nite and day; le TLC con Waterfall, una Janet Jackson d'annata, con Funny how time flies (When you're having fun), e li si reinterpretano in versioni meravigliosamente sensuali ed elegantissime, dove Ndegeocello ormai privilegia l'interpretazione vocale alle dimostrazioni di tecnica al basso (con le uniche eccezioni del funky iniziale I wonder if I take you home, originariamente interpretato da Lisa Lisa & Cult Jam feat. Full Force, e di Smooth operator di Sade).
Ci sono poi una manciata di brani che dallo status di semplice eccellenza si elevano ulteriormente a quello di capolavori. E' il caso di una canzone di Prince, considerata minore, ma che personalmente, quando attraversavo il mio periodo princiano, ho sempre adorato alla follia: si tratta di Sometimes it snows in April, dal disco Parade (album noto per i successi di Kiss e Girls & boys), che solo per il fatto di essere stata celebrata meriterebbe un giudizio fuori scala. L'interpretazione fa poi il resto.
Ma se nel caso di Prince il gioco poteva essere facilitato dall'avere per le mani un pezzo già straordinario di suo, l'infinita suggestione dell'altra gemma del disco è solo ed esclusivamente merito dell'ispirazione di Meshell, che ci regala una Private dancer (Tina Turner) da groppo in gola, dove finalmente, grazie ad un arrangiamento scarno ed un approccio dolcemente malinconico, emerge in maniera sublime la bellezza del testo firmato Mark Knopfler. Autentico masterpiece.

Ci sono modalità e motivazioni diverse di registrare un disco di cover, quelle di Meshell Ndegeocello, restano un inarrivabile punto di riferimento.

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