Nel mio personalissimo universo di personaggi minori, underdogs, outsiders e losers musicali, Austin Lucas occupa un posto di tutto rispetto. E non potrebbe essere altrimenti, vista la particolarissima storia di questo artista dal faccione rotondo, natio dell'Ohio, che si è però fatto le ossa suonando la musica probabilmente più americana di tutte (il country) nella vecchia Europa, più precisamente in Repubblica Ceca.
Oggi Austin può guardare molte star affermate dall'alto di una gavetta durissima che ha superato la boa dei dieci album, festeggiati con questo Between the moon and the midwest: consueta (in senso positivo) raccolta di perfette melodie, chitarre honky tonk e raffinate armonie vocali.
Perciò è solo momentaneo il disorientamento provocato dall'incipit rumorista della prima traccia Unbroken hearts, che si scioglie subito in un tripudio di chitarre jingle jangle propedeutiche ad accompagnarci dentro le inconfondibili atmosfere ariose dei grandi spazi del midwest, riproposte anche nella successiva Ain't we free.
Sono luoghi armoniosi e sognanti i mondi musicali nei quali ci conduce Lucas, perfettamente a suo agio nel bilanciare ballate movimentate (Wrong side of the dream), e scarni pezzi acustici (William) con trascinanti esempi di country 'n' roll (Call the doctor).
Insomma, una conferma, l'ennesima, della bravura di questo artista così lontano e così vicino alla scena tradizionale del cuore degli USA.
Post precedenti:
AUSTIN LUCAS, A new home in the old world
AUSTIN LUCAS, Stay reckless
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