Ogni tanto mi diletto a ravanare tra i dvd in promozione sui siti di e-commerce (che hanno idealmente sostituito i mitici cestoni delle catene fisiche) e trovo delle piccole perle (altre delle ciofeche, ma va beh) a costi inferiori di un etto di mortadella. E' il caso di questo Stormy monday, opera prima del regista inglese Mike Figgis, girata a Newcastle con un cast che, tra nomi già allora emergenti e altri che lo sarebbero stati, appare oggi di grande prestigio, dalla bellissima ed elegante Melanie Griffith, ad un giovane Tommy Lee Jones, ad uno Sting che si conferma poco incline alla recitazione e tuttavia adatto al ruolo, ad un semi esordiente Sean Bean (che condivide per qualche minuto la scena più "gansta" del film con James Cosmo, un quarto di secolo prima di ritrovarlo sul set de Il trono di spade).
Figgis decide di conferire a questa storia di spregiudicato malaffare immobiliare un profilo basso, sia nei temi (ad esempio un educato anti americanismo) che nell'azione, lontana dal cinema ipertrofico del decennio che andava a chiudersi e in antitesi su quello violento che sarebbe arrivato da lì a poco con Tarantino e i novanta. Niente, in Stormy monday sembra increspare la superfice liscia dell'acqua: i dialoghi, e persino i momenti di tensione, sono recitati costantemente sottovoce, sussurrati, in un mood sinuoso (mi riferisco ovviamente alla versione originale) che rapisce. Aiuta in questo senso il ruolo da assoluta protagonista della colonna sonora, dallo smooth jazz del prologo (composto a quanto pare dallo stesso Figgis) al folle free jazz dissonante e maleducato dei Cracovia Jazz Ensamble, band che ha un ruolo importante nella storia, fino a B.B. King e al blues diffuso nei locali aperti fino a tardi.
Un gioiellino che chiede, sottovoce, di essere recuperato.
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