Nell'estate del 1968 le proteste delle diverse organizzazioni pacifiste americane contro la guerra in Viet-Nam sono al loro culmine. I movimenti più importanti, lo Youth International Party (YIP, cioè gli yippies) e gli Students for a Democratic Society, nonostante il veto delle autorità locali, organizzano una manifestazione, provocatoria ma pacifica, a Chicago, in occasione della convention nazionale del Partito Democratico. Ai leader dei due schieramenti principali, Abbie Hoffman per gli yippie e Tom Hayden per gli studenti, si aggiunge, sebbene con una permanenza poche ore nella città dell'Illinois, il leader delle Black Panther Bobby Seale. A seguito dei disordini che si verificheranno, tutti questi personaggi vengono arrestati e, in seguito, processati. A difenderli, con l'eccezione di Seale, il notissimo legale progressista William Kunstler.
Il processo ai Chicago 7 ha avuto una lunghissima gestazione, visto che la prima idea di portare quei fatti sul grande schermo l'ha coltivata Steven Spielberg nel 2006, già allora affidandosi alla penna del formidabile sceneggiatore e dialoghista (ma non altrettanto eccellente regista) Aaron Sorkin, che poi finirà per curarne proprio la regia, oltre alla sceneggiatura. Non sto a riassumere tutto ciò che ha portato il progetto a slittare di tre lustri, per questo c'è wikipedia.
The trial of the Chicago 7 si inserisce degnamente nella consolidata tradizione del legal thriller americano, portando sotto i riflettori una vicenda molto nota in ambito USA e un pò meno dalle nostre parti. Già ricordare questa pagina nera della giustizia americana è un punto a suo favore, visto l'acclamato abuso di potere che si è consumato contro i manifestanti, fuori dalla convention, e a danno degli imputati, dentro l'aula di tribunale, nell'ambito della vicenda. E se non sono esattamente una novità l'atteggiamento repressivo e l'uso indiscriminato della forza nei confronti di manifestazioni pacifiche (ma solo quando vengono dalla parte sinistra dello schieramento politico, come ci è stato recentemente confermato dai fatti di Capitol Hill), il trattamento disumano cui è stato sottoposto in tribunale Bobby Seale, leader delle Black Panther, fu qualcosa di atrocemente inedito.
La difficoltà di mettere in scena questi fatti poteva risiedere nel tenere alta la tensione dello spettatore, rispetto ad una vicenda di cui già si conosceva la conclusione. Da questo punto di vista direi che l'ostacolo è stato ben superato, in particolare nella parti di narrazione in cui Sorkin ricorre al montaggio alternato tra tempo corrente e flashback dei disordini, grazie anche all'efficace crescendo musicale della colonna sonora. Bene le prove attoriali fornite da Sacha Baron Cohen, che interpreta in maniera tutto sommato misurata il leader rivoluzionario e idealista degli Yippies, di Eddie Redmayne nelle vesti del giovane politico Tom Hayden ed infine dei due anziani attori Frank Langella e Mark Rylance che interpretano, rispettivamente, il reazionario giudice Julius Hoffman e l'avvocato progressista William Kunstler.
Il giudizio complessivo su un film drammatico che ha, come da tradizione di Sorkin, anche parti in cui si ride, è positivo ma senza eccellere, per via soprattutto della scelta di inserire, nel terzo atto, un elemento che sembra in qualche modo voler assolvere il violento e inconcepibile operato delle forze dell'ordine e per la sequenza finale del "riscatto" in aula di Hayden, che va archiviata sotto la voce: subdola ruffianata.
Il processo ai Chicago 7 è disponibile su Netflix.
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