sabato 4 luglio 2009

Dischi per l'estate


Elvis Costello torna a collaborare con T-Bone Burnette, a ventitre anni da King of America e a venti tondi da Spike. A differenza da quei lavori, l'artista londinese si è trasferito armi e bagagli a Nashville, e insieme a quello che nel frattempo è diventato uno dei produttori più richiesti al mondo, e ha inciso il disco in soli tre giorni.

Lo dico subito: Secret,profane and sugarcane è un album riuscito. Concilia e intreccia gli stili roots americani (folk, blues, blugrass) ma rimane fortemente un disco di Elvis Costello, con il suo inconfondibile stile e modo di cantare.

Il trittico iniziale è intrigante, poi arriva I felt the chill before the winter came (featuring Loretta lynn) che potrebbe essere la canzone d'amore (o meglio d'abbandono) dell'anno.

Un solo pezzo con tiro blugrass, lo strepitoso Hidden shame.
She handed me a mirror inizia come una ballata celtica, il blues swingato Sulphur to sugarcane (altra perla) vede la partecipazione alla chitarra di Burnette, così come The crooked line.
Un magnifico ritorno alle radici per l'Elvis inglese.




Avevo parlato dell'uscita del nuovo disco dei Gossip sopratutto per questioni di costume, legate all'opera di liberazione del corpo della donna da parte della Ditto, ma due parole su Music for men vanno dette.

La produzione di Rick Rubin non ha stravolto il sound del gruppo ma di certo ha impresso una svolta al sound dei tre. Facendo un consuntivo probabilmente i Gossip perdono un pò di quell'urgenza comunicativa che li aveva caratterizzati, si danno una ripulita e allargano il loro spettro musicale, riuscendo comunque a conservare la loro originalità.
La voce di Beth è esaltata dalle sapienti mani del santone delle produzioni, svetta inarrivabile su chitarra e batteria dei suoi soci, comanda le danze da vera esperta.

Dimestore diamond mette subito le cose in chiaro, l'atipico single Heavy cross si insinua lentamente sotto pelle e 8th Wonder non si discosta dal mood dei pezzi iniziali. Con Love long distance e Pop goes the world invece l'atmosfera cambia, e si entra tutti in dance floor per dei trascinanti pezzi pop.
Eh sì, Music for men è anche un pò ruffiano, ma ad una fuoriclasse come Beth Ditto si perdona ogni cosa, anche il tentativo di piacere alle masse.

Certo che la vita è strana di brutto. Steve Earle è in pista da quasi trent'anni, ha passato dei brutti momenti a causa delle sue dipendenze, ma è riuscito ad incidere degli ottimi dischi, fotografie fedeli dei posti in cui è cresciuto e di un America lontana dalle pagine dei giornali. Sforna dischi con una certa regolarità e dalla qualità media piuttosto alta, ma è solo con una raccolta di (tristissime, diciamolo) canzoni del suo pessimo maestro di vita, Townes Van Zandt, che riesce a tornare al successo commerciale, raggiungendo il numero 1 della classifica di genere Americana e la miglior posizione di sempre nella chart generlista.

Il disco è Townes, quindici cover del repertorio dell'amico, registrate in poche ore. Ci suonano anche Tom Morello (Lungs), il figlio Justin Townes (Mr. Mudd & Mr. Gold) e la moglie Alyson.

Partendo dalla struttura acustica degli originali, Steve ravviva un pò il repertorio affindandosi a banjo, basso,batteria e in qualche caso addirittura una chitarra distorta.

Da far sedimentare e gustare sapientemente.

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