venerdì 10 luglio 2009

Friends in low places


Garth Brooks è un personaggio molto anomalo nel music buisness americano, e lo è ancora di più nella categoria in cui dovrebbe essere collocato, cioè il country.

Per dire, è uno che ha venduto quasi 130 milioni di copie dei suoi album; secondo l'associazione dei discografici americani è insieme a Elvis Presley l'artista che ha venduto più dischi nel XX secolo negli USA; è stato il primo country singer a raggiungere il primo posto delle classifica di vendita generalista americana (con Ropin' the wind, nel 1991), i suoi concerti facevano regolarmente sold-out ovunque, dal Texas a New York City dove, in uno show al Central Park il nostro raccolse un numero di persone non inferiore alle 300 mila unità.

Evidentemente insoddisfatto della sua carriera, oppure non più a suo agio entro i limitati confini del country, Garth comincia, prima timidamente, poi con maggiore decisione, a sperimentare altri stili. Si sposta su un certo pop-soul commerciale (i brani We shall be free e la cover di Shameless di Billy Joel) e sull' hard rock di Hard luck woman dei Kiss.

Nel 1999 si decide al grande passo. Un disco di musica pop/soul. Per farlo s'inventa addirittura una nuova identità: Chris Gaines, e un progetto più globale che doveva culminare in un film su questo artista di fantasia. In realtà esce solo il disco, perchè il resto del progetto naufraga.

Brooks è irrequieto, nel 2000 si ritira dalle scene, ufficialmente per stare con la famiglia. Nel 2001 esce quello che a tutt'oggi resta il suo ultimo disco di inediti (The wind). Per il resto solo apparizioni ad eventi benefici ( L'ultimo in ordine di tempo è stato il concerto per l'insediamento di Obama, dove l'ex countryman, visibilmente ingrassato, ha cantato solo cover di pezzi soul e la sua We shall be free, che di certo country non è). L'uomo da Tulsa è davvero sparito dal music buisness.

Una straordianria testimonianza della sua attività dal vivo è costituita dal doppio ciddì dal vivo Double live (che fantasia, neh?), che mostra in tutta la sua debordante potenza cos'era l'affetto della gente per questo artista. Basterebbe ascoltare l'incredibile boato che si scatena appena il pubblico riconosce l'hit Papa loved mama, o il sing along dalla prima all'ultima parola su Unaswered prayers (che fa un pò Baglioni, ma rende, eccome se rende) o in generale le reazioni dell'audience a qualunque atteggiamento della star, come in Callin Baton Rouge quando saluta la Lousiana o in American Honky-Tonk bar association quando invita tutti a completare il ritornello insieme a lui.

Certo, in release come queste il rischio "agiografia" è concreto, ma considerato l'impressionante carriera di Brooks e l'epocale numero di album venduti, niente di più facile che tutto l'affetto e l'entusiasmo che trasuda dai solchi di questo disco sia autentico.

Artista complesso Garth Brooks. Perchè avrà rinunciato a fama, successo e popolarità? Esaurimento della creatività? Improvvisa allergia a violini e dodici corde? Fulminazione sulla via della Motown? Patto con un diavolo sudista ammantato di stars and bars?

Pubblicamente ha difeso la sua scelta motivandola con la volontà di passare più tempo possibile con la famiglia (la seconda moglie è Trisha Yearwood, anche lei artista country) e programmando il suo comeback sulle scene dopo il compimento dei diciotto anni della figlia Allie.

Siamo in tanti ad aspettarlo.



WRITTEN UNDER THE INFLUENCE OF: GARTH BROOKS...IN THE LIFE OF CHRIS GAINES

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