URSS 1953: nelle ultime settimane di vita di Stalin, la MGB, terribile polizia di Stato, è al massimo delle sue attività. Che sono principalmente, l'arresto di veri o presunti sovversivi, nemici della patria. Leo Dimidov è un promettente ufficiale di questa milizia, eroe di guerra pluridecorato e con una luminosa carriera davanti a se. E' sostenuto nelle sue terribili azioni da una cieca e incrollabile fede nel sistema, che gli rende ogni mezzo giustificabile per arrivare al fine, cioè la difesa dell'URSS e dei suoi ideali di società .
Lentamente però la sua vita, e con essa la sua percezione della realtà, cambiano. Inizialmente per colpa della sua nemesi all'interno delle forze dell'ordine, il bieco Vasilij, ma in seguito anche per il disprezzo che avverte da parte della moglie Raisa, per la certezza di aver mandato a morte l'ultimo innocente arrestato e per il sospetto che le autorità stiano lasciando a piede libero un plurimocida di bambini, in nome della regola per cui quel genere di crimini in URSS non possono esistere, per il semplice concetto che in URSS il crimine stesso non esiste.
Bambino 44 è l'acclamata opera prima di Tom Rob Smith, trentenne inglese con qualche esperienza come sceneggiatore televisivo. Da parte mia, nonostante avessi molte aspettative, non posso che esprimere che un giudizio molto critico. C'è tensione e un buon crescendo, certo, ma la storia segue il collaudato schema di certa narrativa ( e cinematografia) d'azione sopratutto americana, per la quale l'eroe, prima di trionfare e ricevere ogni genere di onore, deve passare attraverso un percorso terrificante, che minaccia di distruggere i suoi affetti, la sua posizione nella società e (ovviamente) la sua stessa vita. Se ci riuscirà (e in genere ci riescono, che dite?) uscirà da questa catarsi come un uomo nuovo, migliore, di enorme successo nella vita privata e pubblica, e ovviamente, perfetto per essere serializzato in un numero imprecisato di libri di successo (ritroverete "l'indimenticabile" Leo Dimidov nel prossimo libro di Smith, recita la terza di copertina).
Tornando alla storia. Beh, per quasi metà libro l'autore tiene, molto professionalmente, l'attenzione del lettore lontana dal plot principale (il serial killer), concentrandosi sulla descrizione della società sovietiva del dopoguerra: gli arresti, le torture, la paura della gente, i gulag, le sparizioni di semplici cittadini, dividendo sempre in maniera (troppo?) netta i buoni-buoni dai cattivi-cattivi (l'unica sfumatura di carattere, va da se, è per il protagonista). Purtroppo per Smith, quando il filo narrativo riprende la trama principale, si intuisce quasi subito l'identità dell'assassino, e a due terzi del libro il sospetto diventa matematica certezza.
Siccome non sono un fulmine di guerra, quello che ho capito io l'avranno di certo intuito anche tutti gli altri lettori, e quindi si tratta probabilmente di una scelta consapevole di Smith che si assume il rischio di rinunciare al colpo di scena finale, probabilmente certo di tenere comunque il lettore per le palle.
Il che in parte è vero, visto che nonostante gli sto contando i peli del culo, Bambino 44 resta (sopratutto per un lettore meno esigente di me in quanto a thriller) una lettura discretamente avvincente. La scrittura, pur essendo abbastanza nella norma, o magari proprio per questo, risulta molto scorrevole, e in ultima analisi, considerato che si tratta di un'opera prima, si perdona all'autore anche un paio di sviluppi davvero telefonati o inverosimili, se contestualizzati. Un libro di buon intrattenimento estivo insomma, basta che non vi aspettiate un capolavoro, come forse ho fatto io. Tutto qui.
P.S. I pigri o quelli che alla letteratura di questo livello non si abbassano, possono aspettare il 2010, quando dell'opera di Smith uscirà la versione cinematografica, diretta, pare, nientepopodimeno che da Ridley Scott.
W.U.T. I. OF: Rancid, ...And out comes the wolves / Floggin Molly, Drunken Lullabies
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