L'allucinante caso del Santa Rita di Milano, oltre ad aver rafforzato la mia sfiducia nei medici italiani (maturata per episodi familiari piuttosto gravi, e per le cronache quotidiane che mi riporta Tiziana, la mia compagna infermiera) ed aver rivelato in maniera deflagrante tutte le lacune del sistema "misto" lombardo, rischia di gravare pesantemente sulle finanze di tutti quei pazienti entrati in quella struttura in convenzione pubblica e che adesso potrebbero ricevere parcelle da ospedale privato di lusso.
Vi posto due comunicati di CGIL CISL UIL regionali e della sola CGIL in merito alla questione e sul problema specifico dei pazienti in convenzione ancora in cura. Dai temi approfonditi si capisce perchè il secondo comunicato è a firma della sola organizzazione di Epifani.
COMUNICATO STAMPA
CLINICA S. RITA: I SINDACATI DI MILANO E DELLA LOMBARDIA SULLA SOSPENSIONE DELL’ACCREDITAMENTO. NOMINARE SUBITO UN COMMISSARIO
Le segreterie CGIL CISL UIL di Milano e della Lombardia e le categorie della Funzione Pubblica condividono la decisione, resa inevitabile, di sospendere l'accreditamento alla Clinica Santa Rita, dopo i gravi esiti dell’inchiesta della Magistratura.
Esprimono però preoccupazione per le possibili conseguenze di tale scelta, che non dovranno ricadere sulle persone ricoverate e i sui cittadini che in questo periodo stanno ricorrendo alle prestazioni della Clinica, in regime di Servizio Sanitario Nazionale.
Sospeso l'accreditamento, infatti, essi potrebbero ritrovarsi automaticamente in un regime privatistico, con le relative spese totalmente a loro carico.
Tutelare i loro interessi deve marciare di pari passo con la certezza del diritto alla continuità di cure appropriate, e con la ricerca di strumenti di salvaguardia dell’occupazione degli 800 lavoratori e lavoratrici della Clinica Santa Rita.
Per questo è necessario, per le Organizzazioni Sindacali, nominare subito un commissario che garantisca l’esercizio del diritto a prestazioni sanitarie appropriate e alla legalità.
E’ inoltre urgente, da parte della Regione, continuare a monitorare la situazione dell'intero sistema sanitario lombardo, evitando di chiudere l'intera vicenda con un semplice, circoscritto provvedimento amministrativo.
A questo scopo le Organizzazioni Sindacali sollecitano la Regione ad aprire un confronto per il quale si rendono sin da ora disponibili.
Sesto San Giovanni 10 giugno 2008
CLINICA S. RITA: I SINDACATI DI MILANO E DELLA LOMBARDIA SULLA SOSPENSIONE DELL’ACCREDITAMENTO. NOMINARE SUBITO UN COMMISSARIO
Le segreterie CGIL CISL UIL di Milano e della Lombardia e le categorie della Funzione Pubblica condividono la decisione, resa inevitabile, di sospendere l'accreditamento alla Clinica Santa Rita, dopo i gravi esiti dell’inchiesta della Magistratura.
Esprimono però preoccupazione per le possibili conseguenze di tale scelta, che non dovranno ricadere sulle persone ricoverate e i sui cittadini che in questo periodo stanno ricorrendo alle prestazioni della Clinica, in regime di Servizio Sanitario Nazionale.
Sospeso l'accreditamento, infatti, essi potrebbero ritrovarsi automaticamente in un regime privatistico, con le relative spese totalmente a loro carico.
Tutelare i loro interessi deve marciare di pari passo con la certezza del diritto alla continuità di cure appropriate, e con la ricerca di strumenti di salvaguardia dell’occupazione degli 800 lavoratori e lavoratrici della Clinica Santa Rita.
Per questo è necessario, per le Organizzazioni Sindacali, nominare subito un commissario che garantisca l’esercizio del diritto a prestazioni sanitarie appropriate e alla legalità.
E’ inoltre urgente, da parte della Regione, continuare a monitorare la situazione dell'intero sistema sanitario lombardo, evitando di chiudere l'intera vicenda con un semplice, circoscritto provvedimento amministrativo.
A questo scopo le Organizzazioni Sindacali sollecitano la Regione ad aprire un confronto per il quale si rendono sin da ora disponibili.
Sesto San Giovanni 10 giugno 2008
COMUNICATO STAMPA
LA CGIL LOMBARDIA SULL’INDAGINE IN CORSO SUL SISTEMA SANITARIO LOMBARDO: ABBANDONARE IL MERCATO, TORNARE ALLA CURA
Le vicende oggetto dell’inchiesta giudiziaria alla clinica Santa Rita, l’attuazione di interventi definiti dai magistrati “dannosi, inutili e inspiegabili”, persino mortali su pazienti al solo scopo di incassare maggiori rimborsi dal Servizio sanitario, superano ogni immaginazione; diventa persino imbarazzante dire: l’avevamo detto.
E’ giusto, però, che di fronte a fatti di questa gravità ciascuno si assuma le proprie responsabilità, che sono diverse per chi ha voluto il “modello lombardo di sanità” e continua a sostenere che il sistema lombardo è il migliore possibile, e si consola, come fa il Presidente Formigoni, nella presunzione che altrove sia sicuramente peggio, e chi ne ha denunciato fin dall’inizio le distorsioni ed i rischi. Tra questi la Cgil.
La Cgil Lombardia aveva individuato nella scelta della Giunta regionale di accreditare tutta l’offerta ospedaliera privata, nel lontano 1996, il rischio di una distorsione del sistema sanitario lombardo.
L’apertura indiscriminata al privato ha richiamato in Lombardia investitori finanziari, che hanno individuato nel sistema lombardo che, primo in Italia, apriva al mercato in nome della competizione pubblico- privato, il terreno più interessante per i loro investimenti.
In realtà questa competizione tra strutture pubbliche e private non si è mai realizzata, per due motivi:
1) poiché sin dall’inizio la giunta si è preoccupata, nella definizione dei budget per le strutture ospedaliere, di garantire alle strutture private il loro volume di attività raggiunto,
2) perché non è possibile parlare di competizione tra pubblico e privato quando non vi sono le stesse condizioni di partenza, e se non si dotano le strutture pubbliche delle adeguate risorse umane, finanziarie e tecnologiche.
La sanità privata ha continuamente aumentato il volume di attività e il fatturato ma, accanto a strutture di qualità, vi sono realtà che hanno come primario interesse il raggiungimento del profitto, anche al di fuori delle regole.
A fronte dei troppi episodi di comportamento illecito, oggetto di indagine della magistratura, è giusto interrogarsi sulle cause strutturali, che ci rimandano ai meccanismi di finanziamento del sistema, basato sulla remunerazione per prestazione (DRG), che induce a produrre sempre più prestazioni, anche non necessarie, a selezionare quelle più remunerative, a raggiungere volumi di attività ed obiettivi di fatturato.
La correttezza del sistema non può basarsi sulla fiducia nell’onestà dei singoli medici, ha bisogno di meccanismi oggettivi, che tutelino i cittadini rispetto alle possibili deviazioni.
La giunta regionale si vanta di un sistema di controlli efficiente, si deve sapere però che riguarda al massimo il 5% delle prestazioni ed è soprattutto di carattere amministrativo.
L’aspetto dell’appropriatezza delle prestazioni, il fatto cioè che gli atti medici siano effettivamente necessari ed utili a curare la persona malata (che è al centro dell’indagine della magistratura al Santa Rita), non viene considerato, ma è centrale rispetto alla salute e alla sicurezza dei cittadini.
Allora forse, se è il sistema di remunerazione che induce inappropriatezza, che determina distorsioni e comportamenti immorali, è giunto il momento per riflettere su che modello di sanità si vuole in Lombardia, su quali siano i meccanismi amministrativi di controllo e di remunerazione più adatti a premiare gli obiettivi di salute dei cittadini piuttosto che gli obiettivi di bilancio delle aziende.
Va quindi rivisto il sistema di accreditamento e di selezione degli erogatori, va considerato, come viene sollecitato anche da esperti di politiche sanitarie, il sistema di remunerazione delle strutture, optando per sistemi, presenti anche in altri Paesi, che premino la promozione della salute e non la malattia.
Sesto San Giovanni 10 giugno 2008
Le vicende oggetto dell’inchiesta giudiziaria alla clinica Santa Rita, l’attuazione di interventi definiti dai magistrati “dannosi, inutili e inspiegabili”, persino mortali su pazienti al solo scopo di incassare maggiori rimborsi dal Servizio sanitario, superano ogni immaginazione; diventa persino imbarazzante dire: l’avevamo detto.
E’ giusto, però, che di fronte a fatti di questa gravità ciascuno si assuma le proprie responsabilità, che sono diverse per chi ha voluto il “modello lombardo di sanità” e continua a sostenere che il sistema lombardo è il migliore possibile, e si consola, come fa il Presidente Formigoni, nella presunzione che altrove sia sicuramente peggio, e chi ne ha denunciato fin dall’inizio le distorsioni ed i rischi. Tra questi la Cgil.
La Cgil Lombardia aveva individuato nella scelta della Giunta regionale di accreditare tutta l’offerta ospedaliera privata, nel lontano 1996, il rischio di una distorsione del sistema sanitario lombardo.
L’apertura indiscriminata al privato ha richiamato in Lombardia investitori finanziari, che hanno individuato nel sistema lombardo che, primo in Italia, apriva al mercato in nome della competizione pubblico- privato, il terreno più interessante per i loro investimenti.
In realtà questa competizione tra strutture pubbliche e private non si è mai realizzata, per due motivi:
1) poiché sin dall’inizio la giunta si è preoccupata, nella definizione dei budget per le strutture ospedaliere, di garantire alle strutture private il loro volume di attività raggiunto,
2) perché non è possibile parlare di competizione tra pubblico e privato quando non vi sono le stesse condizioni di partenza, e se non si dotano le strutture pubbliche delle adeguate risorse umane, finanziarie e tecnologiche.
La sanità privata ha continuamente aumentato il volume di attività e il fatturato ma, accanto a strutture di qualità, vi sono realtà che hanno come primario interesse il raggiungimento del profitto, anche al di fuori delle regole.
A fronte dei troppi episodi di comportamento illecito, oggetto di indagine della magistratura, è giusto interrogarsi sulle cause strutturali, che ci rimandano ai meccanismi di finanziamento del sistema, basato sulla remunerazione per prestazione (DRG), che induce a produrre sempre più prestazioni, anche non necessarie, a selezionare quelle più remunerative, a raggiungere volumi di attività ed obiettivi di fatturato.
La correttezza del sistema non può basarsi sulla fiducia nell’onestà dei singoli medici, ha bisogno di meccanismi oggettivi, che tutelino i cittadini rispetto alle possibili deviazioni.
La giunta regionale si vanta di un sistema di controlli efficiente, si deve sapere però che riguarda al massimo il 5% delle prestazioni ed è soprattutto di carattere amministrativo.
L’aspetto dell’appropriatezza delle prestazioni, il fatto cioè che gli atti medici siano effettivamente necessari ed utili a curare la persona malata (che è al centro dell’indagine della magistratura al Santa Rita), non viene considerato, ma è centrale rispetto alla salute e alla sicurezza dei cittadini.
Allora forse, se è il sistema di remunerazione che induce inappropriatezza, che determina distorsioni e comportamenti immorali, è giunto il momento per riflettere su che modello di sanità si vuole in Lombardia, su quali siano i meccanismi amministrativi di controllo e di remunerazione più adatti a premiare gli obiettivi di salute dei cittadini piuttosto che gli obiettivi di bilancio delle aziende.
Va quindi rivisto il sistema di accreditamento e di selezione degli erogatori, va considerato, come viene sollecitato anche da esperti di politiche sanitarie, il sistema di remunerazione delle strutture, optando per sistemi, presenti anche in altri Paesi, che premino la promozione della salute e non la malattia.
Sesto San Giovanni 10 giugno 2008
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