sabato 7 giugno 2008

Eight days a week


Mentre il blog vegetava sull'ultimo post riguardante i My Morning Jacket (pensate che tristezza se fossi morto, e l'ultime mie parole scritte fossero state quelle su di un disco come Evil Urges) e la Gazzetta usciva con il titolo dell'anno (Mourinho: "Non son sono un pirla"), io sono stato un pelino impegnato per metà a imbiancare casa, con tutti gli annessi e connessi, e per l'altra preso in riunioni interminabili e, fin qui, inconcludenti sulla riorganizzazione della mia azienda.

La settimana era iniziata domenica 1° giugno con una gita al parco delle Cornelle per vedere gli animali. Quest' esperienza ha lasciato piuttosto indifferente Stefano, forse perchè hanno fatto la stessa pensata (quella della gita lì) circa un milione di altre famiglie, che si facevano largo a gomitate e imprecazioni per vedere da vicino, e far vedere alla propria prole le bestie rinchiuse ("Guardaaaa i gibbooniiii!!! Che beeellliiii!!!"). Eravamo attrezzati per il pranzo al sacco, alle 12 in punto ci sediamo e apriamo lo zaino con i panini: mi accorgo che mancano i miei, accuratamente preparati con lattuga fresca, tonno, maionese e cipolline. Da lì è cominciata una discussione banale, di quelle tipicamente evitabili, se viste dall'esterno. "Hai dimenticato i miei panini?" chiedo alla mia signora. "Perchè, non erano tutti insieme?" dice lei. "Certo che erano tutti insieme, due file da due, tu ne hai presa solo una da due." rispondo io. "Ah beh, se tu li nascondi, mica posso mettermi a fare la caccia al tesoro"ribatte lei. "Ah allora sarebbe colpa mia?" dico io. "Mia non è di certo..." chiosa.A questo punto interviene Stefano, fino a quel momento impegnato sul suo tost. Mi si avvicina, mi metta la mano sulla spalla e dice, con voce calma e atteggiamento comprensivo: "Facciamo che non è colpa di nessuno, va bene?". Avessi dovuto calcolare la profondità del mio affetto in quel momento, non sarebbe bastata nessuna unità di misura.

Il giorno dopo (lunedì) abbiamo cominciato a svuotare e a smontare le librerie e gli scaffali dei ciddì per poi imbiancare (in effetti dovrei dire azzurrare). Un giorno solo di ferie per me, visto il periodo piuttosto intenso di riunioni con la dirigenza per la "ristrutturazione" dell'azienda. Negli ultimi giorni della settimana, fino a sabato compreso, risistemazione di mobili e scaffali, con il loro contenuto.

Poi all'asilo hanno fatto la festa di congedo per i bimbi che andranno alle elementari e per consegnare i diplomi di "passaggio" da una classe all'altra per i rimanenti. Stefano è tornato a casa molto orgoglioso con la sua medaglia di cartone che certifica il suo passaggio nei Leprotti (era un Topino).

Durante la settimana Stefano dormiva dai nonni, dove, approfittando dello spazio che loro hanno e noi no, ho portato un canestro da minibasket (di quelli di plastica con la base e l'asta), comprato l'anno scorso. In questo periodo ci divertiamo a giocare a pallacanestro, Stefano segna sempre più da lontano e mercoledì, di sua iniziativa, ha fatto una specie di terzo tempo, è corso (ovviamente senza palleggiare) verso il cesto, per poi schiacciare la palla nel canestro. Sembrava Kobe Bryant.

Una settimana senza Internet e libri (anche se sono alle ultime trenta pagine del Dies Irae), e senza grandi novità sul fronte musicale, visto che ristagno sul Van De Sfroos, sui Flogging Molly, ma anche sui My Morning Jacket, sui Legendary Shack Shakers,su Tom Waits,gli AC/DC e Caparezza.

Approfittando di una scappata all'ipermercato per la spesa, sono riuscito a investire quindici euro sul vinile dei Dead Kennedys Fresh fruit for rotten vegetables; era giusto festeggiare alla sopravvivenza del mio impianto hi-fi con piatto, anche stavolta scampato alla ristrutturazione di casa e alle tentazioni di evoluzione tecnologica.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

oh che bel posto riconciliante col mondo!
: )

il disco in vinile????
io ho il vinile verde... ed è uno spèettacolo!!!
quelli sono dischi cazzo.

sai un bel disco? Eric Bibb.
fatto apposta per noi.

Mau

Anonimo ha detto...

"Facciamo che non è colpa di nessuno, va bene?". Avessi dovuto calcolare la profondità del mio affetto in quel momento, non sarebbe bastata nessuna unità di misura.


Pensiero banale, il mio: questa tua considerazione mi ha fatto venire in mente questa frase qui...

"Il giorno in cui sei nata, sai, mi stringevi a te... con calma, come a chiedermi di non aver paura..."

Stessa bella sensazione. :)