mercoledì 14 aprile 2010

Shoot to thrill


Il network americano ABN è in crisi strutturale di ascolti e ricavi commerciali. La sua programmazione è fiacca ed è battuto sistematicamente in tutti i suoi palinsesti: serial, tv dei ragazzi, informazione, reality. La patata bollente finisce in mano a Katy (Eva Mendez), giovane e rampante dirigente televisiva che si arrovella alla ricerca di un'idea rivoluzionaria che faccia recuperare terreno alla TV rispetto alla concorrenza.

Durante una riunione, quasi per scherzo, qualcuno fa una battuta sulla roulette russa. Katy comincia seriamente a pensare di costruirci sopra un reality show. Sembra una pazzia, un progetto irrealizzabile, un muro troppo alto da scalare dal punto di vista burocratico e legale. Un limite mediatico e di buon senso invalicabile. La Mendez invece ci crede, riuscendo con la sua caparbietà a piegare la volontà di chiunque dentro e fuori il network, usando la pubblicità negativa ancora meglio di quella positiva, agendo sull'ego smisurato di avvocati e dirigenti, riuscendo a contagiare anche i pubblicitari che alla fine pagheranno a peso d'oro per il loro spazio nel programma.

Le regole del reality sono costruite per essere tremende, spietate. Sei concorrenti, una pallottola dentro una magnum 3.57. Ai cinque vincitori vanno cinque milioni di euro ciascuno, al perdente (beh, ai familiari del perdente) assolutamente nulla.

Sceneggiato e diretto da Bill Guttentag, Live! è un film interessante, anche se imperfetto. Girato quasi interamente come un docufilm (camera a spalla giustificata nella storia da un operatore che segue passo passo la Mendez/Katy), fa della critica sociale e della deriva assunta ormai stabilmente dai media televisivi il suo obiettivo principale.

Ha anche il merito di rivelare dettagli poco noti dei programmi delle tv commerciali: gli spazi da dare agli sponsor contestualizzati alla durata dello show, il ruolo del Buraeu delle telecomunicazioni (il famigerato FCC sfanculato anche da Steve Earle in un suo brano), degli uffici legali, dei politici, dei manager. Nelle clip di presentazione dei concorrenti ritroviamo gli stessi stucchevoli filmati mandati dai vari Grandi Fratelli italiani, insomma ci rispecchiamo negli stessi mix artificiali di posticcia commozione/empatia di qualunque altro reality.

Quello che non va nel plot è il progressivo venire meno, troppo semplicisticamente e senza molte spiegazioni, di tutti gli ostacoli razionali che si frappongono tra un idea come quella di portare la roulette russa in tv e il metterla in pratica. Siamo davanti ad un'estrema provocazione, d'accordo. Ma nel momento in cui scegli di contestualizzarla a questa realtà (e non al futuro o ad una realtà alternativa, come in altre opere analoghe) e scegli di spiegare al pubblico tutti i tecnicismi che stanno dietro le macchine da presa di uno studio tv, allora secondo me ti devi sforzare un pò di più di superare l' incredulità dello spettatore.

Due parole in conclusione sulla Mendez, brava ma che ha gioco facile, completamente padrona della scena nei suoi eleganti tailleur da dirigentissima. Un pò troppo di contorno tutti gli altri.

Finale, all'insegna del binomio biblico redenzione & castigo, da dimenticare.

3 commenti:

Filo ha detto...

quando vedo Eva Mendes perdo il lume della ragione e scado nel maschio medio; o meglio: così come le donne pensano che siano i maschi.

Anonimo ha detto...

Forse è meglio tornare a "Quinto Potere di Sidney Lumet"...

monty ha detto...

@filo: allora questo è il film che
fa per te (per noi:-D), non c'è
un fotogramma senza di lei, e poi
ti dirò, in questa sua versione
sempre vestita è ancora più micidiale...

@anonimo: mah, secondo me i paragoni
vanno fatti rispetto a film tipo
rollerball o the running man, il
tema è un pò più quello dell'intrattenimento
estremo