lunedì 22 marzo 2010

Una Fender su Nettuno


Archiviata la premessa "politica" a questa operazione discografica, che rientra in una strategia più ampia delle major, che da tempo hanno individuato nel settore delle vendite di catalogo l'unica fetta di mercato che ancora resiste di questi tempi, e che su questo stanno concentrando i loro sforzi ( di recente hanno cambiato casacca le discografie complete degli AC/DC e quella di Hendrix, appunto) , passo a dire la mia sull'album postumo Valleys of Neptune, che al netto delle critiche sul metodo, è ahem... buono.

Delle dodici tracce racchiuse nel dischetto (quattordici nell'edizione de-luxe), tre sono versioni alternate di altrettanti classici: Fire, Stone Free e Red House. Le prime due differiscono solo leggeremente dalle originali, ma è sempre un bel sentire.

Valleys of Neptune è l'inedito principale della raccolta, è un buon pezzo, molto cantato, una canzone/canzone, con pochi voli pindarici della Fender mancina del genio di Seattle. Mi dicono che questo brano è stato inciso in un'infinità di variazioni, giacchè Jimi non ne era mai del tutto soddisfatto. Resta da capire cosa ne pensasse della versione che qui è ospitata alla posizione numero due.

Bleeding heart è una ispirata cover del classico di Elmore James, si soffre e si langue, un classicaccio blues alla Hendrix, fa bella coppia con Hear my train comin', canzone originale che potrebbe benissimo essere stata scritta da Muddy Waters.

La traccia sei è forse quella più esaltante. Una versione strumentale e al fulmicotone di Sunshine of your love dei Cream, letteralmente brutalizzata da Jimi nei suoi quasi sette minuti di durata. Davvero strepitosa.
Sono strumentali anche Lover man e Lullaby for the summer. Chiude il disco la delicata Crying blue rain.

Come già sostenuto, Valleys of Neptune è un disco molto blues oriented, non ci sono pezzi lisergici come buona parte di quelli contenuti in Electric Ladyland, subdolamente infatti, major e famiglia Hendrix hanno dato al pubblico quello che il pubblico adora di Jimi. Le schitarrate, le geometrie meno (di)storte, la formula canzone senza fughe centrifughe nella psichedelia.

Così ti dimentichi di dove stava artisticamente andando Hendrix, e continui a vederlo (ascoltarlo) in un'unica affascinante, fotografia dai colori sbiaditi.

Tocca accontentarsi.



1 commento:

Anonimo ha detto...

"fughe centrifughe nella psichedelia"...quando ti ci metti ci sai anche fare...