giovedì 4 marzo 2010

Ma perchè, c'è ancora qualcuno da licenziare?


Ci stanno riprovando


Senza prevedere politiche attive di reinserimento del lavoratore licenziato (come accade nei paesi in cui c'è più flessibiltà lavorativa), questo esecutivo sta cercando di far passare dalla finestra quanto aveva sbattuto contro la porta chiusa dei tre milioni in piazza a Roma nel 2003, cioè la derogabilità dell'art. 18.

Lo fa stavolta in maniera più subdola e meno diretta, assecondando la sua nuova pelle.
Il problema non è l'intoccabilità della norma, che se non vogliamo essere ipocriti andrebbe estesa anche alle aziende fino a 15 dipendenti (che sono il 90% delle imprese in Italia), ma , come scrivevo, la complessità delle politiche complessive del lavoro che da noi sono carenti sia dal punto di vista degli interventi passivi (entità, copertura e durata ammortizzatori sociali e indennità disoccupazione) e quasi nulli dal punto di vista di quegli attivi ( formazione al lavoro) e che vengono bellamente ignorate da Sacconi & co.

Senza parlare poi della tempestività del provvedimento, in un contesto di crisi che ha messo i lavoratori per strada senza bisogno di scomodare l'articolo 18.


Non mi è di consolazione nemmeno urlarlo in faccia ai molti operai che conosco e che hanno votato per il partito del fare. Tanto non cambia un cazzo.





1 commento:

Anonimo ha detto...

Abbi pazienza, prima o poi arriverà anche il loro turno al licenziamento, vedremo allora cosa faranno...