mercoledì 24 giugno 2009

Hollywood jungle


Metacinema inserito nel filone commedia, Tropic thunder è una satira solo a tratti riuscita, del cosmo Hollywoodiano e della sua popolazione di attori, registi, produttori, manager e comparse.

La storia racconta di un gruppo di star viziate che devono girare l'ennesimo film sulla guerra in Vietnam, ma che per un equivoco finiscono in un territorio del Laos controllato una feroce banda che produce eroina.

Il cast è notevole, Ben Stiller (anche regista), Robert Downey jr e Jack Black sono i protagonisti principali, ma appaiono anche Nick Nolte, Matthew McConaughey e Tom Cruise, che molte schede sulla pellicola definiscono irriconoscibile, ma che a mio avviso, nonostante pelata e folta peluria, con la sua recitazione standardizzata non ingannerebbe neanche un bambino. Piccola curiosità a margine: il cast è praticamente privo di personaggi femminili.

Strepitoso il prologo del film, con dei trailer finti, trasmessi come fossero quelli veri che vengono di norma proiettati nelle sale prima dell'inizio dei film. Pochi, geniali secondi nei quali gli autori danno il meglio di se nel mettere alla berlina un intero mondo fatto di messaggi misogini veicolati dal rap e dalla pubblicità, di produzioni cinematografiche seriali e cafone, e di produzioni con trame improbabili. La costruzione e il montaggio dei finti trailer è straordinaria per somiglianza con quelli autentici.

La pellicola, un pò come accadeva ne I perfetti innamorati, prende di mira l'industria del cinema USA, e per questo aspetto risulta godibilissima, sopratutto per i cinefili che possono divertirsi a contare spunti e citazioni, presenti a bizzeffe. Si capisce che sceneggiatori, regista e cast si sono divertiti un mondo a prendere per i fondelli manie e mode dell'ambiente. Robert Downey jr ad esempio, è perfetto nella parte dell'attore di provenienza teatrale, tronfio e pomposo, che si cala nella parte al punto di farsi cambiare colore della pelle e parlare anche fuori dal set come la parodia di un nero . Chissà a quanti attoroni saranno fischiate le orecchie.

Il giochino del film si esaurice però presto, nel momento stesso in cui la pellicola comincia a sua volta a ricalcare i clichè del genere comico demenziale, sviluppo della trama e conclusione comprese.

Si poteva sicuramente osare di più, sfruttando magari meglio il contributo alla sceneggiatura di uno come Ethan Cohen.

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