giovedì 30 agosto 2007

Requiem


Questo è un paese dove ormai gli interessi locali hanno costantemente la prevalenza su quelli nazionali. Il caso Alitalia è emblematico.

Due biglietti venduti su tre si staccano al nord, la Cina è una delle mete commerciali più richieste, e la compagnia di bandiera prima taglia i voli per Pechino, e poi le tratte dallo scalo Varesino.

Ne Malpensa ne Fiumicino possono essere considerati hubs, però è il mercato a definire chiaramente che se c'è uno scalo sul quale puntare deve essere Malpensa, e Alitalia ovviamente sceglie Roma.

I competitors degli italiani sono Monaco, Bruxells, Parigi e sarà lì che si indirizzeranno i passeggeri dell'enorme bacino del nord, piuttosto che recarsi a Roma. Alitalia è destinata a diventare una compagnia regionale, subalterna di chi, probabilmente AirFrance, gli farà il favore di acquisirla.


Alitalia è uno dei pochi casi in cui destra, sinistra, sindacati ed enti locali sono tutti d'accordo a suicidarsi, a tirare fuori la testa dall'acqua, respirare pochi attimi a pieni polmoni, per poi affogare definitivamente.

Meglio questo che una scelta sacrosanta, ma impopolare al palazzo.

Ventimila dipendenti che sviluppano un bacino di voti verosimilmente vicino alle centomila unità, mica li puoi buttare per il piano trasporti nazionale, no?

2 commenti:

lafolle ha detto...

monty malpensa è il più grande scandalo italiano del secolo. è stato concepito per fare affari di tutti i generi, politici, immobiliari..
è un aeroporto che sta devastando il parco del ticino che è patrimonio unesco dell'umanità, nonchè il più grande parco regionale d'italia.
la terza pista distruggerà ancora una fetta gigantesca del parco.


poi alitalia è un'altro discorso..ma io sono per fermare l'allagamento di malpensa.

monty ha detto...

guarda livio, se vogliamo
malpensa è nata concettualmente
già vecchia, e se vuoi la mia
opinione non avrebbero mai dovuto
aprirla, continuavamo con 600
movimenti al giorno su linate
e bon.

ma la scelta di Alitalia di tagliare
150 movimenti dal mercato del nord
è un suicidio, è frutto della clientela
cronica, è un regalo agli altri vettori, è la parola fine
sulla nostra compagnia di bandiera.

è questo che mi fa incazzare, il
nostro provincialismo strutturale