Triste, solitario y final è il notissimo debutto letterario di un allora trentenne Osvaldo Soriano, che esordisce in maniera fulminante con un romanzo totalmente surreale. Soriano è intenzionato a celebrare alcuni suoi eroi del cinema e della letteratura americana, in particolare Stan Laurel, morto in povertà e dimenticato dall'industria cinematografica, e Philip Marlowe, per il quale lo scrittore argentino ha immaginato una parabola conclusiva che riprende il titolo del libro (che a sua volta cita una battuta dello stesso Marlowe), e quindi non certo gloriosa, nei settanta.
Il romanzo si apre con Stan Laurel che si reca da Marlowe per ingaggiarlo e il detective che lo irride, non prendendolo minimamente in considerazione. Anni dopo, a seguito della morte dell'attore, Marlowe si imbatte in un giornalista argentino giunto a Los Angeles per raccogliere informazioni allo scopo di pubblicare un libro proprio su Stan Laurel. Non serve sforzo di immaginazione per identificare nel giornalista lo scrittore stesso, perchè il personaggio si chiama Osvaldo Soriano. L'incosciente determinazione dell'argentino miscelata al rassegnato ma al tempo stesso indomito nichilismo dell'anziano detective daranno vita ad un combinato dirompente, all'insegna dei migliori buddy movies.
Marlowe infatti, lontano dal glamour degli anni d'oro e colmo di rimorsi per il trattamento riservato a Laurel, si lancia in imprese impossibili, quasi sovversive (sovviene la distruzione della proprietà borghese messa scientificamente in atto nei film di Lauren & Hardy), dal disastroso esito già implacabilmente scritto, prende una sacca di botte, ma subito riparte per un'altra follia portandosi dietro l'inconsapevole compagno che prende la sua quota di mazzate.
Soriano descrive l'America senza, fino a quel momento, esserci mai stato e nonostante ciò la riconosciamo, nell'ottusa e razzista condotta del LAPD, in uno star system reazionario e violento, capitanato da un manesco John Wayne che agisce nella certezza dell'impunità data dal suo status di star repubblicana. Non ne esce bene nemmeno Chaplin, Soriano vorrebbe intervistarlo per porgli delle accuse in relazione al suo boicottaggio di Lauren & Hardy, ma, va da sè, non ci riuscirà, nonostante un rapimento che avviene in una modalità che rimanda alle imprese tragicomiche raccontate in tante pellicole dai Coen.
Questa versione, al tempo stesso apocrifa e distopica del personaggio creato da Raymond Chandler, risulta quanto mai credibile e, in un certo modo, per lo scenario degli anni settanta americani, si allinea alla trasposizione che ne ha fatto Altman (curiosamente uscita lo stesso anno del libro, il 1973) anche se in quel caso Marlowe era ancora piuttosto giovane (un Elliot Gould trentacinquenne), mentre il character di Soriano è vecchio e si sente vecchio, fuori posto, colmo di rimorsi e risentimenti pronti per deflagrare ad ogni occasione.
L'amore che traspare dal socialista Soriano per gli States con tutte le loro contraddizioni (che l'Argentina da lì a poco avrebbe conosciuto sulla propria carne viva) è lo stesso di noi vecchi comunisti, che criticavamo l'imperialismo USA ma amavano Hollywood, Steinbeck, Hemingway e il rock and roll. Se sostituite il rock and roll con il blues, questo è il materiale di formazione che Soriano mette nel suo romanzo d'esordio, nel quale è impossibile non identificarci (aggiungo che, almeno in questa edizione, il libro ha una sorta di postfazione interessante: Chandler ci spiega il suo punto di vista riguardo il suo personaggio più famoso attraverso varie interviste nel corso del tempo).
Non è certo un inedito che uno scrittore parli di posti in cui non è mai stato quasi meglio dei colleghi indigeni, ma ecco, insomma, Triste, solitario y final presentò al mondo un romanziere atipico, dalle passioni trasversali (come quella per il calcio, tifosissimo del Torino, al quale propose l'acquisto di un giovanissimo talento argentino all'epoca poco noto: Diego Armando Maradona), destinato a lasciare il segno e purtroppo scomparso troppo presto.

Nessun commento:
Posta un commento