Il potere di dissuasione di un titolo trasposto a cazzo di cane. Nel 2019 esce, diretto dal regista canadese Daniel Grou e tratto da un omonimo romanzo d'inchiesta scritto dai giornalisti André Cédilot e André Noël, il film Mafia inc (come da manifesto originale che ho postato). Traduzione per il mercato italiano? Non un conseguente e comunque d'impatto Mafia Spa, ma Il padrino della mafia, titolo che rimanda con la memoria alla produzione italiana dai sessanta agli ottanta quando si prendeva un blockbuster, in genere americano, e lo si replicava spesso sciattamente e con quattro soldi, nel tentativo di attirare il pubblico richiamando la pellicola di successo.
Dopo diverso tempo (il film è nel pacchetto Sky da parecchio) sono riuscito ad andare oltre questa sgrammaticatura autolesionista, scoprendo in verità una pellicola dignitosa, con una storia inedita da raccontare - la mafia canadese -, e buone prove attoriali come quella di Marc-Andre Gondrin, ma anche, massì, di Sergio Castellitto (attore che non mi entusiasma), qui in parte e anche efficace nel districarsi, oltre all'italiano, con francese e inglese.
La pellicola ci regala inoltre un buon livello di violenza e una regia misurata, congrua. Ulteriore elemento di interesse in relazione alla stretta attualità l'incipit del film, ambientato nel '94 dopo l'affermazione elettorale di Berlusconi, con le tre cupole (americana, italiana, canadese) riunite a fregarsi le mani immaginando il guadagno che realizzeranno, grazie agli affidamenti politici, con il Ponte sulle Stretto. Ovviamente, come recita il disclaimer sui titoli di testa, è solo finzione.
Già.
Sky

Nessun commento:
Posta un commento