Hai ragione, due post consecutivi sui Saxon, cazzo siamo, nel 1981? Per fortuna (o purtroppo, a seconda) no, semplicemente la lettura dell'autobiografia del leader della band ha fatto da scontata cinghia di trasmissione per riprendere il loro ultimo disco.
Per entrare in topic: il lavoro letterario Never surrender viene dato alle stampe nel 2006 e rappresenta il primo elaborato di questo tipo per i Saxon, rivestendo pertanto un valore di primogenitura testimonianza diretta sulla storia del combo inglese, superstite dalla nwobhm. Il testo ha uno sviluppo canonico, dall'infanzia di Byford nello Yorkshire ai primi anni duemila. Emerge la personalità del singer e il suo posizionamento nell'ambito della società inglese soprattutto dei settanta, con qualche contraddizione: pur apparendo come un classico conservatore british egli detesta la Thatcher a causa degli interventi contro la classe operaia (minatori, prevalentemente) del suo territorio, ma si riallinea subito manifestando avversione per la sinistra ("comunistacci").
Per entrare in topic: il lavoro letterario Never surrender viene dato alle stampe nel 2006 e rappresenta il primo elaborato di questo tipo per i Saxon, rivestendo pertanto un valore di primogenitura testimonianza diretta sulla storia del combo inglese, superstite dalla nwobhm. Il testo ha uno sviluppo canonico, dall'infanzia di Byford nello Yorkshire ai primi anni duemila. Emerge la personalità del singer e il suo posizionamento nell'ambito della società inglese soprattutto dei settanta, con qualche contraddizione: pur apparendo come un classico conservatore british egli detesta la Thatcher a causa degli interventi contro la classe operaia (minatori, prevalentemente) del suo territorio, ma si riallinea subito manifestando avversione per la sinistra ("comunistacci").
Grande spazio, ovviamente, alla carriera musicale, prima coi Son of Bitch e poi con i Saxon.
Una parte eccessiva della narrazione se la prende il rammarico/lamentazione per non aver sfondato a livello mainstream, soprattutto in America, tema ridondante che individua i colpevoli in manager e produttori inadeguati, timing sbagliati o tensioni interne alla band. Per come la vedo io, da adepto che li preferisce agli Iron Maiden, ci sta tutto, ma molto semplicemente i Maiden erano migliori, le loro canzoni più intense e articolate, il loro brand più accattivante, lo statement più autorevole. Anche a livello di comunicazione, nel mondo dei metalhead avere una "mascotte" riconoscibile (Eddie, per la band di Steve Harris, ma anche Snaggletooth per i Motorhead), è stato uno dei fattori vincenti e ai Saxon mancava. Infine, i singoli. I Maiden (benchmark assillante di Byford) sebbene indiscutibilmente legati al metal, una manciata di singoli che hanno decollato oltre la loro fanbase li hanno centrati (Run to the hills, Flight of Icarus, Can I play with madness), i Saxon no (Ride like the wind ha avuto una buona esposizione ma fuori tempo massimo, oltre ad essere una cover).
Tornando al libro, tralasciando l'iperattivismo sessuale di Biff, consuetudine delle rockstar negli anni pre-AIDS, e le tensioni nel gruppo che hanno portato una parte di membri originali, capitanati da Oliver e Dawson ad intentare una causa - persa - per appropriarsi del brand-Saxon, la parte che più mi ha interessato è stata quella artistica, il dietro le quinte della realizzazione degli album. Poco altro.
Dubito che Never surrender possa diventare un testo di riferimento trasversale, come fu, ad esempio, La sottile linea bianca di Lemmy, Io sono Ozzy, di Ozzy Osbourne o Miles: l'autobiografia di Miles Davis (per citare artisti di un perimetro musicale definito), che riesca cioè a travalicare il genere, mi sembra piuttosto il classico prodotto for fans only.

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