Tra l'altro, per uno come me che al cinema ci va mediamente due tre volte al mese trovandolo deserto, lo spettacolo d'altri tempi della sala straripante di persone, con risata collettiva e persino applauso finale sui titoli di coda rappresenta una specie di viaggio nel tempo. Peccato, dirai tu, che il fenomeno si celebri per film di questa riffa. Ed è vero, ma i blockbuster italiani (1200 copie distribuite, oltre 13 milioni di incasso tra Natale e Santo Stefano per Buen camino) sono costruiti così.
Perchè coi film di Checco Zalone non vale l'analisi critica su regia, messa in scena, sceneggiatura etc., Luca Medici, come nella tradizione della commedia italiana, ma ovviamente non a quei livelli, porta in scena una maschera, e si va tutti a vedere la maschera. E pazienza se Buen camino prosegua nella traiettoria discendente iniziata con Tolo tolo, ma ancora più in picchiata, se è vero come è vero che il film inizia con Zalone sul lettino in attesa della visita dal proctologo. Chissà come glie rode a De Sica per non aver pensato ad un incipit così geniale.
Si ride, e aggiungo, si sorride, davvero poco. Nell'assenza pressochè totale di punchline efficaci, la pochade si trascina stancamente per un'ora e venti (gli ultimi minuti per arrivare ai canonici 90 sono per un video musicale francamente imbarazzante). Qualcuno si è risentito per una battuta su Gaza (messa lì al solo scopo di alimentare il dibattito sulla "scorrettezza" del film), per come la vedo io il problema non è l'opportunità di inserirla in questo momento, con la catastrofe umanitaria in corso che ha fatto seguito a morte e devastazione totale, il problema è semplicemente che la battuta è inefficace, non fa ridere. Sta tutta lì la differenza tra la capacità di essere scorretti o meno.
.jpg)
Nessun commento:
Posta un commento