Davide, poco più che ventenne, viene rapito da una festa in cui si trovava e caricato a forza nel vano vuoto di un camion. Qui, nel buio, subisce l'aggressione di uno sconosciuto. Quando il TIR si ferma i responsabili del rapimento si aspettano ne esca l'aggressore, e invece, ferito e semi incosciente, emerge Davide. Quello che doveva essere il suo omicidio diventa il prologo di una seconda vita, violenta e coercitiva, agli ordini di un certo Minuto.
Dopo il teso, magari non perfettamente riuscito, ma interessante Non odiare, Mauro Mancini tenta la strada del genere puro portandosi dietro Alessandro Gassman (con lui nel film precedente) e il giovane (2002, ma con già una buon numero di ruoli) Francesco Gheghi.
Il risultato è molto incoraggiante, questa storia di vendetta e redenzione (tratta da un romanzo di Paola Barbato, che ha già avuto una trasposizione sotto forma di graphic novel) ambientata nel mondo dei combattimenti clandestini è praticamente perfetta nel primo atto, arriva ad un bel finale aperto e "molto poco americano", ma trascina eccessivamente il secondo atto (complessivamente il film sarebbe potuto durare dieci quindici minuti in meno, anche se a me non è pesato).
Il risultato è molto incoraggiante, questa storia di vendetta e redenzione (tratta da un romanzo di Paola Barbato, che ha già avuto una trasposizione sotto forma di graphic novel) ambientata nel mondo dei combattimenti clandestini è praticamente perfetta nel primo atto, arriva ad un bel finale aperto e "molto poco americano", ma trascina eccessivamente il secondo atto (complessivamente il film sarebbe potuto durare dieci quindici minuti in meno, anche se a me non è pesato).
Per il resto: la messa in scena è adeguata, così come la fotografia fredda e l'ottimo utilizzo del campo largo nelle inquadrature, il comparto trucco è quasi sempre all'altezza .
Tuttavia il punto di forza sono senza dubbio le prove attoriali: Gassman recita tanto con la fisicità e lo fa davvero bene, in questo modo quando Mancini gli regala un'imprevista scena ad alto tasso di emotività l'effetto è ancora più potente, perchè non la vedi arrivare. Gheghi, se non lo è già, potrebbe diventare il nostro Timothèe Chalamet: sguardo indifeso e fisico gracile non gli impediscono di sprigionare intensità e forza. Quando, all'inizio, esce dal vano del camion/utero ricoperto di sangue, in stato confusionale, proiettato verso l'ignoto, davvero replica una seconda nascita, questa volta in cattività.
Tuttavia il punto di forza sono senza dubbio le prove attoriali: Gassman recita tanto con la fisicità e lo fa davvero bene, in questo modo quando Mancini gli regala un'imprevista scena ad alto tasso di emotività l'effetto è ancora più potente, perchè non la vedi arrivare. Gheghi, se non lo è già, potrebbe diventare il nostro Timothèe Chalamet: sguardo indifeso e fisico gracile non gli impediscono di sprigionare intensità e forza. Quando, all'inizio, esce dal vano del camion/utero ricoperto di sangue, in stato confusionale, proiettato verso l'ignoto, davvero replica una seconda nascita, questa volta in cattività.
Non posso infine esimermi dal citare l'interpretazione di Renato Carpentieri, anche se il character assegnatogli da Mancini rientra nella sua comfort zone.
Lo sviluppo della trama non è - mi viene da dire ovviamente - imprevedibile (anche se la sequenza finale se la gioca bene), si adatta alla forma del genere, ma non l'ho vissuto come un problema (al netto di un evidente buco di sceneggiatura: senza spoilerare, come Gassman arrivi ad individuare in Gheghi il colpevole da punire).
Nel complesso il film non sfigura davanti alle produzioni spagnole, coreane o francesi, molto più consolidate rispetto a noi per questa tipologia di prodotti audiovisivi.
E non mi sembra fattore da poco.
Paramount+

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