venerdì 10 settembre 2010

Free at last


Con un pò di ritardo sulla programmazione in real time, ho concluso la visione di Prison Break, serial di cui avevo già parlato, a proposito delle prime stagioni, qui e qui.

Nella sua quarta e conclusiva stagione (che consta anche di una "coda" di due ulteriori puntate), il telefilm che ha come protagonista Wentworth Miller conferma e amplifica al massimo tutti i suoi punti di forza e i suoi difetti, sospeso com'è tra soap e action-movie.

In questa ultima parte del serial, Michael Scofield e soci vengono reclutati dalla Sicurezza Nazionale per recuperare un congegno nelle mani degli oscuri complottisti già intravisti in precedenza, che si fanno chiamare "La Compagnia". Ovviamente non è tutto come sembra, e fra tradimenti, colpi di scena, clamorosi ritorni e rivelazioni sensazionali, si arriva al lieto fine che gli autori hanno avuto la decenza di spruzzare di malinconia. Ancora una volta la parte del leone la fanno i cattivi, monodimensionali, perfidi e feroci come characters da cartoni animati. Così appaiono Il Generale e la rediviva signora Scofield, subdola come Crudelia Demon, ma anche Don Self, l'uomo del governo (un bravo Michael Rapaport).

La quarta serie si conclude con un flash sulle vite dei protagonisti quattro anni avanti nel futuro, mentre l'epilogo "The final break" ci svela l'avvenimento centrale di quel lasso di tempo e il fato di Michael.

Confermo la mia prima valutazione, per godersi al massimo Prison Break occorre staccare il cervello, non porsi troppe domande sulle innumerevoli incongruenze degli avvenimenti, la poco verosimiglianza, i buchi di sceneggiatura e tutto quanto fa la differenza tra un prodotto che cerca il realismo e uno di pura evasione (ahah). Fatto questo, ci si può lasciar trasportare dal ritmo, dai cliffhanger e dai numerosi ribaltamenti di scena, godendosi un buon intrattenimento televisivo.
Questo in fondo è stato Prison Break.

P.S. Una curiosità per gli amanti di Lost. Curiosamente, in un paio di episodi appaiono in un breve cameo sia Mark Pellegrino che Titus Welliwer, rispettivamente Jakob e Blackman dell'Isola.

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