martedì 17 agosto 2010

Pagherò

Linko un articolo del Corsera su un fenomeno di cui si parla poco, ma che è estremamente preoccupante: quello dell'indebitamento delle famiglie italiane.
Da tempo ormai, rispetto ai sacrifici profusi dai nostri genitori, i debiti non li facciamo più per l'acquisto della prima casa (e al massimo per l'auto), ma per il superfluo, che è diventato essenziale con il mutamento della società che ha imposto nuovi "bisogni", nell'ottica di un trionfo del consumismo più sfrenato.
L'analisi di questi dati sembrerebbe prefigurare un'Italia non lontanissima dalla crisi argentina di qualche anno fa e questo, proiettando l'analisi al 2017-2018, primi anni in cui ai neo pensionati sarà pagato circa il 20-30% in meno rispetto alla percentuale delle pensioni attuali, mette seriamente i brividi rispetto alla tenuta sociale del paese.

Italiani sempre più indebitati: nel 2009 la media è salita a 15.930 euro a famiglia

Indagine della Cgia di Mestre: dal 2002 (anno di introduzione dell'euro) al 2009 debiti cresciuti del 91,7%.
MILANO - Gli italiani sono sempre più indebitati. L'indebitamento medio delle famiglie ha toccato infatti, nel dicembre del 2009, i 15.930 euro. Lo rileva un'indagine di Cgia Mestre che ha preso in considerazione i debiti derivanti dall'accensione di mutui per l'acquisto della casa, dai prestiti per l'acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili. Rispetto al dicembre 2008, l'indebitamento medio nazionale delle famiglie consumatrici è cresciuto in termini assoluti di 863 euro.

LA CLASSIFICA - A livello provinciale le «sofferenze» maggiori sono a carico delle famiglie di Roma (22.394 euro), seguite da quelle di Lodi (22.218 euro) e da quelle di Milano (22.083 euro). Al quarto posto troviamo Trento (21.644 euro), di seguito Prato (21.442 euro), Como (20.695 euro) e via via tutte le altre. «Le province più indebitate - spiega Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - sono quelle che presentano anche i livelli di reddito più elevati. È chiaro che tra queste famiglie in difficoltà vi sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, la forte esposizione di queste realtà, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente».

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