giovedì 16 aprile 2009

1983

A vederlo oggi, marchettaro dei peggio programmi TV e semirincoglionito, risulta dificile da credere, ma tra tutti i pallosissimi ascolti ai quali ero sottoposto dalla mie sorelle quend'ero in tenera età ( i vari Guccini, DeGregori che comunque a tempo debito ho puntualmente rivalutato), Lucio Dalla è sempre stato l'unico che trovavo interessante. Di più. Per un paio di album è stato probabilmente il primo cantante che mi ha appassionato. I dischi in questione sono l'omonimo del 1980 e "1983", uscito appunto in quell'anno. Il primo è stato un'enorme successo che ha consacrato il cantautore bolognese al grandissimo pubblico (conteneva tra le altre, Balla balla ballerino, Futura, La sera dei miracoli), mentre il secondo ho scoperto poi che è stato un mezzo fiasco di vendite. Io, che all'epoca di queste cose non ne sapevo una cippa, lo adoravo. Ricordo che la sorellanza reagiva stupita di fronte allo spettacolo di me che cantavo a memoria la title track dell'album. 1983 è probabilmente il primo brano pop che ho imparato dalla prima all'ultima parola. A riascoltarlo oggi mi sembra che coninui ad essere un grande pezzo. Se non lo conoscete ve o consiglio. Fa così:



Le dieci del mattino e mi scoppia la testa
come se avessi bevuto una botte di vino
o fossi stato alla mia festa
apro la finestra
è ancora buio
butto un urlo per strada ma non risponde nessuno
il mio cuore si è rotto come uno specchio si è rotto
si è rotto quel bellissimo orologio
ti ricordi come lo chiamavi tu
il silenzio continua sono almeno le sette
apro la radio la tele le orecchie
ma nessuno trasmette
la stanza è piena di animali sembrano zanzare
grosse come cani ma almeno i cani non sanno volare
forse qualcuno mi sente qualche vecchio amico mi sente
provo ad urlare così forte così forte almeno mi sentissi tu
che giorno è che anno è
lunedì martedì ma che vita è
da una foto di mia madre comincia a parlare
dice "ti ricordi tuo padre come ci sapeva fare ?"
erano gli anni della guerra tutti col culo per terra s
i mangiava coi cani ti ricordi a Bologna che festa
quando arrivarono gli americani
ehi nel '43 la gente partiva, partiva e moriva e non sapeva
il perché ma dopo due anni tutti quanti
perfino i fascisti aspettavano gli americani
come a Riccione aspettano i turisti
e proprio te quella notte in piazza
sulle spalle di tuo padre sembravi un re
finiti i bombardamenti tutti a farsi i complimenti
erano tristi solo i morti e si mangiavano le mani
non perché erano morti
ma perché non si svegliavano domani
ti ricordi quella bruna come era triste perché sapeva
di non vedere i razzi sulla luna - luna
i razzi sulla luna sono un fatto normale
se ne vedono tanti piantati in fila
che sembrano alberi di natale
poi spostando il cannocchiale
puoi dare un nome alle stelle
puoi giocare con tutto o con niente
puoi giocarti anche la pelle
ma qualcosa ci manca e
quel qualcosa ci stanca
ci stanca avere tutte queste cose che ci mancano
se non le abbiamo più
incontri la gente e si annoia
la noia è una congiura
poi li vedi come vivono in fretta
forse la noia è soltanto paura
una paura che offende che ogni mattina ci prende
la paura di essere ciccia da contare
e che la vita la tua vita non cambi più
che anno è che giorno è
lunedì martedì ma che vita è
dal cielo cade un giornale nessuna novità
tutto sembra normale chi può dire quanto durerà
gira ancora la terra ? chissà si fermerà...
da che parte per la guerra scusi ?
giri un poco più in là...
beh ci vediamo domani faccio due salti nel vento
se mi sento domani torno qua,
perché ehi '83 sei lì come uno specchio
ci fai sentire diversi nessuno sa perché
né meglio né peggio ma tutti quanti,
perfino i più tristi aspettiamo di svegliarci insieme,
di guardarci di toccarci e di guardarci
come non ci fossimo mai visti
e proprio te questa notte in piazza
sulle spalle di nessuno sarai un re
niente bombardamenti

1 commento:

Gemelle a rotelle ha detto...

Mah...A me a 7 anni piaceva Umberto Tozzi...:-OOOOO!