Nuovo articolo di Ichino ieri sul Corriere e nuovo attacco al sindacato, o meglio alla CGIL. Diversamente da molti amici impegnati nel sindacato o in politica, pur non condividendo quasi mai le sue opinioni, trovo sempre stimolanti i suoi punti di vista, e apprezzo le discussioni filosofiche che ne scaturiscono e che fanno riflettere sui ritardi delle Organizzazioni Sindacali.
Detto questo, passiamo alle critiche.
Ichino, nell'editoriale di ieri, se la prendeva con il segretario veneto della CGIL, che aveva reagito duramente all'iniziativa di Illy (denuncia per i manifestanti metalmeccanici, che, per difendere il proprio posto di lavoro avevano bloccato delle strade).
Non è ammissibile, dice l'llustre lavorista, che la CGIL difenda quel tipo di iniziative. Anche ammesso che grazie a quelle iniziative si arrivasse ad un accordo, sarebbe un accordo "sbagliato" perchè nato su presupposti imposti con un atto violento.
In un mondo di relazioni industriali corrette e leali sarei d'accordo. In un mondo in cui non morisse un lavoratore ogni sette ore, sarebbe normale sostenere la sua opinione. In un Italia di imprenditori illuminati dove il profitto viaggia parallelamente alla soddisfazione dei dipendenti sarebbe criminale quanto fatto da quei metalmeccanici. Ma siamo in questo paese o in un altro?
Indubbiamente il Sindacato ha perso contatto con i lavoratori, e fatica a tenere il passo delle mille precarietà, raramente rappresentate, ma gradirei leggere ogni tanto un'analisi critica su come molte imprese si arricchiscono a discapito della forza lavoro o di come rinnovano contratti in somministrazione eludendo ad arte la legge, o di come alimentano il lavoro nero, perchè è questo il campo da gioco, mica quello dei sogni di Ichino.
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