giovedì 30 gennaio 2025

Tracce del 2024: Pop, Indie, mainstream...and all the rest

In attesa di tornare a stilare la mia lista dei dischi più ascoltati dell'anno (ci vorrà ancora qualche settimana) mi porto avanti con una playlist di tracce singole. Il consiglio, se qualche canzone dovesse aprirsi a suggestioni, è sempre quello di recuperare l'album nella sua interezza. Linko ai titoli il corrispettivo video da youtube e, laddove postata, la mia recensione del disco. 

01. Jessica Pratt, Life is (Here in the pitch)
02. Peter Perrett, I wanna go with dignity (The cleansing)
03. English Teacher, The world's biggest paving slab (This could be Texas)
04. Jesus and Mary Chain, American born (Glasgow eyes)
05. Billie Eilish, LUNCH (HIT ME HARD AND SOFT)
06. MJ Lenderman, Joker lips (Manning fireworks)
07. The Lemon Twigs, They don't know how to fall in place (A dream is all we know)
08. Jack White, That's how I'm feeling (No name)
09. Nick Cave and the Bad Seeds, Conversion (Wild God)
10. The Black Crowes, Wanting and waiting (Happiness bastards)
11. Amyl and the Sniffers, Big dreams (Cartoon darkness
12. Ezra Collective, God gave me feet for dancing (Dance, no one's watching)
13. Beyoncè, Texas hold 'em (Cowboy Carter)
14. Green Day, The american dream is killing me (Saviors)
15. Fontaines DC, Death kink (Romance)
16. Beth Gibbons, For sale (Lives outgrown)
17. Eminem, Houdini (The death of Slim Shady)
18. The Decemberist, All I want is you (As it ever was, so it, so it will be again)
19. IDLES ft. LCD Soundsystem, Dancer (TANGK)
20. Cindy Lee, Darling of the diskoteque (Diamond jubilee)
21. MOOON, I will get to you (III)
22. Charli XCX, 365 (Brat
23. The Mavericks, Live close by (Moon and stars)
24. The Vaccines, Heartbreak kid (Pick-up full of pink carnations)
25. Paolo Benvegnu ft Brunori Sas, L'oceano (E' inutile parlare d'amore)
26. X, Big black X (Smoke and fiction)
27. Warren Haynes, Real, real love (Million voices whisper)
28. Pet Shop Boys, Loneliness (Nonetheless)
30. The Smile, Wall of eyes (Wall of eyes)




lunedì 27 gennaio 2025

Killer elite (1975)

La CIA si avvale di alcuni gruppi privati di "sicurezza" per appaltagli operazioni che non può svolgere da sè. In una di queste, Mike Locken (James Caan) e George Hansen (Robert Duvall) devono garantire la sicurezza di un importante testimone nella mani dell'Agenzia. I due sono legati da amicizia, ma George tradisce, uccidendo il prigioniero e sparando a Mike, causandogli di proposito danni permanenti.


Su Sam Peckinpah c'è poco da dire, parliamo di uno dei registi più importanti del movimento Nuova Hollywood che ha rivoluzionato gli studios nei settanta con una visione cinematografica di rottura, innovativa, spesso liberal e fuori dagli schemi, pompando sangue giovane in un'industria in crisi. Il regista californiano è ricordato soprattutto per come ha cambiato la semantica del western (dalle nostra parti i suoi film hanno ispirato anche il nome di due riviste musicali, Il Mucchio selvaggio e il Buscadero) e, in generale, per il suo contributo fondamentale al rinnovamento del genere action.

Killer elite non è un uno di quei film che viene citato per primo, quando si parla di Peckinpah, e in effetti si tratta di una pellicola per certi versi anomala nella produzione del regista. Certo, ci sono caratteristiche comuni agli altri film, l'amicizia virile che trascende gli opposti schieramenti, l'agire ai limiti della legge, la subdola mano del potere, ma il tutto contaminato, non senza effetto straniante e inaspettato, con ninjia, shuriken e katane, cioè con il genere wuxia.

E' quella la parte che mi sembra funzioni meno, per il resto Killer elite è il solito gran bel film (un balsamo per gli occhi? La sequenza in mare con le navi in disarmo allineate all'orizzonte)  di ere passate in cui l'azione veniva preparata gestendo magistralmente i tempi e la storia non era monopolizzata dalle sparatorie o dagli inseguimenti. Basta vedere come Peckinpah gira il prologo del film, quello del tradimento, con un Duvall esemplare che agisce depotenziando, attraverso una recitazione per sottrazione, la gravità dell'azione commessa. Oppure i tempi - quasi metà film - che la storia si prende per mostrarci la riabilitazione di Mike dopo il ferimento. Ultimo, ma non per importanza, il cast dei comprimari, dove spiccano i due soci di Mike, Mac e Miller, con il primo interpretato da un Burt Young, il Paulie della saga di Rocky, che sembra sempre capiti lì per caso (ma funziona, intendiamoci).

Non manca ovviamente l'aspetto politico della produzione, con un tema, quello delle agenzie private di mercenari assoldate dal governo per il lavoro più sporco di quanto gli USA svolgevano in quel periodo, che poi emergerà in tutta la sua gravità con la presidenza Bush Jr e la guerra in Afghanistan post 11/9. Efficace in questo senso l'avviso agli spettatori che precede il film: nel rassicurare che il film è finzione gli autori aggiungono, non senza sarcasmo, che l'idea che la CIA possa usare queste organizzazioni per uno degli scopi oggetto della pellicola è assurda. 
Già.


Prime Video

lunedì 20 gennaio 2025

Steve Earle, Alone again... Live (2024)


"Ci sono due generi di musica: c'è il blues e c'è lo zip-a-dee-doo-dah. Questo non è zip-a-dee-doo-dah". 

Non so, ma a me basterebbe questa battuta (copyright Townes Van Zandt), pronunciata da Steve nell'introduzione di South Nashville blues, per entrare nel giusto mood di un live album. E sì che di dischi dal vivo l'artista della Virginia, da pochi giorni settantenne, nel corso della carriera ne ha già pubblicati una mezza dozzina, cosa può aggiungere, nel 2024, in una fase artistica dignitosamente calante, questo Alone again?

Il rischio era che non aggiungesse niente, e invece Alone again è uno dei dischi migliori che Steve ha pubblicato da almeno tre lustri. Queste registrazioni catturate durante il suo tour solo acustico del 2023 ci offrono infatti uno Steve Earle inedito, almeno per come lo ricordo io che l'ho visto dal vivo in tre occasioni, sia full band che da solo, e in tutti i casi almeno fino a metà show ho assistito ad un frontman imbronciato, scontroso e poco incline al dialogo col pubblico, e me lo ritrovo qui  ciarliero, di buon umore e bendisposto a parlare non solo di temi politico-sociali, ma anche, con ironia, di sè stesso, della sua infanzia, delle donne della sua vita. 

Oltre alla consumata sapienza da busker, che gli permette di passare con disinvoltura dalle armoniche ai diversi strumenti a corde (chitarre, mandolino, banjo), Steve regala una piccola dimostrazione del valore del proprio repertorio, che resta inestimabile nonostante l'esclusione dalla tracklist delle canzoni di due lavori seminali (i miei preferiti dell'intera discografia) come El corazon e Jerusalem. 
Tuttavia il vero valore aggiunto di questo disco è senza dubbio l'empatia che il texano d'adozione trasmette con tutti gli intermezzi parlati, nonostante il pubblico non sembri sempre essere composto da die hard fans (lo dico per la pigrizia con cui risponde all'invito al classico, attesissimo singalong su Ain't ever satisfied).

Sono anche piccole cose, freddure fulminanti come nel caso della successione in sequenza di due canzoni sulla perdita dell'amore (Now she's gone e Goodbye) legate dal nostro con una semplice battuta ("same girl, different harmonica"), oppure la frase secca che introduce CCKMP (Cocaine Cannot Kill My Pain): " welcome to my nightmare". Poi ci sono anche i racconti più ampi, narrati da consumato reader (Steve ha pubblicato anche un paio di romanzi, la recensione del secondo è qui), come il racconto dell'infanzia texana, in cui Earle matura la consapevolezza che, non essendo portato per il football americano, se avesse voluto uscire da quel contesto (like Bruce said: "it's a town full of losers and I'm pullin' out of here to win"), avrebbe dovuto fare altro. E lui era bravo con la chitarra, al punto da "avere un seguito di 4-5 ragazze che si litigavano il ruolo da protagonista delle mie canzoni, non capendo che erano tutte dedicate... a me stesso". 

Ma il cuore pulsante del disco è inevitabilmente rappresentato dagli oltre nove minuti di It's about blood, estratto dall'album The ghosts of West Virginia, in cui il cantautore ricorda il disastro minerario di Upper Big Ranch (tutti i particolari nella recensione di quel lavoro che trovi qui) in cui morirono una trentina di operai. Lo fa con un'impostazione di base fortemente politica, ricordando il suo posizionamento ("I'm a radical, motherfucker") ma anche richiamando il Paese a ricucire le profonde divisioni (di classe, territoriali, politiche, economiche, sociali) che lo stanno lacerando (come detto, lo show è stato registrato prima del catastrofico ritorno di Trump). 
Lo fa esprimendo orgoglio per quel disco del 2020 ("un disco fatto bene... ne ho fatti anche un paio fatti non tanto bene" - allora non avevo torto...  - ). 
Lo fa descrivendo quella tragedia come la peggiore in quell'ambito dagli anni settanta. 
Lo fa sottolineando come non è un caso sia avvenuta in un contesto non sindacalizzato, richiamando la centralità delle Union nel tutelare i lavoratori e prevenire incidenti e infortuni mortali. In quella immane tragedia, data la povertà dell'area, morirono intere filiere familiari. Fratelli, padri, figli, nipoti. E la conclusione del pezzo, in cui Steve ricorda tutti i loro nomi mette i brividi ancora di più che nella versione originale, in studio.

Un disco bellissimo, finalmente. Ai fan è superfluo consigliarlo, ma sarebbe a mio avviso anche uno straordinario veicolo per far scoprire un artista immenso a chi oggi ancora non lo conosce.


giovedì 16 gennaio 2025

Tracce del 2024: Hard rock, metal, extreme

In attesa di tornare a stilare la mia lista dei dischi più ascoltati dell'anno (ci vorrà ancora qualche settimana) mi porto avanti con una playlist di tracce singole. Il consiglio, se qualche canzone dovesse aprirsi a suggestioni, è sempre quello di recuperare l'album nella sua interezza. Linko ai titoli il corrispettivo video da youtube.

01. Swallow The Sun, Innocence was long forgotten (Shining)
02. Kerry King, From hell I rise (From hell I rise)
03. Poppy, They're all around us (Negative spaces)
04. Iotunn, Iridescent way (Kinship)
05. High on Fire, Burning down (Cometh the storm)
06. The Dead Daisies, I wanna be your bitch (Light 'em up)
07. D-A-D, 1st, 2nd & 3rd ( Speed of darkness)
08. Body Count, Fuck what you heard (Merciless)
09. Blood Incantation, The stargate [Tablet III] (Absolute elsewhere)
10. Deep Purple, Portable door (= 1
11. Alcest, Flamme jumelle (Les chants de l'aurore)
12. Gatecreeper, The black curtain (Dark superstition)
13. Knocked Loose, Blinding faith (You won't go before you're supposed to)
14. Cats in Space, This velvet rush (Time machine)
15. Job For a Cowboy, Beyond the chemical (Moon healer)
16. Judas Priest, Crown of horns (Invincible shield)
17. Bruce Dickinson, Rain on the graves (The Mandrake project)
18. Sebastian Bach, What I got to lose (Child within the man)
19. Chat Pile, Funny man (Cool world)
20. Saxon, Madame guillotine (Hell, fire and damnation)





lunedì 13 gennaio 2025

Recensioni capate: Stormy monday (1988)



Ogni tanto mi diletto a ravanare tra i dvd in promozione sui siti di e-commerce (che hanno idealmente sostituito i mitici cestoni delle catene fisiche) e trovo delle piccole perle (altre delle ciofeche, ma va beh) a costi inferiori di un etto di mortadella. E' il caso di questo Stormy monday, opera prima del regista inglese Mike Figgis, girata a Newcastle con un cast che, tra nomi già allora emergenti e altri che lo sarebbero stati, appare oggi di grande prestigio, dalla bellissima ed elegante Melanie Griffith, ad un giovane Tommy Lee Jones, ad uno Sting che si conferma poco incline alla recitazione e tuttavia adatto al ruolo, ad un semi esordiente Sean Bean (che 
condivide per qualche minuto la scena più "gansta" del film con James Cosmo, un quarto di secolo prima di ritrovarlo sul set de Il trono di spade)
Figgis decide di conferire a questa storia di spregiudicato malaffare immobiliare un profilo basso, sia nei temi (ad esempio un educato anti americanismo) che nell'azione, lontana dal cinema ipertrofico del decennio che andava a chiudersi e in antitesi su quello violento che sarebbe arrivato da lì a poco con Tarantino e i novanta. Niente, in Stormy monday sembra increspare la superfice liscia dell'acqua: i dialoghi, e persino i momenti di tensione, sono recitati costantemente sottovoce, sussurrati, in un mood sinuoso (mi riferisco ovviamente alla versione originale) che rapisce. Aiuta in questo senso il ruolo da assoluta protagonista della colonna sonora, dallo smooth jazz del prologo (composto a quanto pare dallo stesso Figgis) al folle free jazz dissonante e maleducato dei Cracovia Jazz Ensamble, band che ha un ruolo importante nella storia, fino a B.B. King e al blues diffuso nei locali aperti fino a tardi.
Un gioiellino che chiede, sottovoce, di essere recuperato.

giovedì 9 gennaio 2025

Tracce del 2024: old time music, country e americana

In attesa di tornare a stilare la mia lista dei dischi più ascoltati dell'anno (ci vorrà ancora qualche settimana) mi porto avanti con una playlist di tracce singole. Il consiglio, se qualche canzone dovesse aprirsi a suggestioni, è sempre quello di recuperare l'album nella sua interezza. Linko ai titoli il corrispettivo video da youtube e, laddove postata, la mia recensione del disco. 

01. The Red Clay Strays, Disaster (from the album Made by these moments)
02. Cody Jinks, Sober thing (Change the game)
03. Emily Nenni, Drive and cry (Drive and cry)
04. Charlie Crockett, Hard luck & circumstancies ($10 dollar cowbooy)
05. Sierra Farrell, Chittlin' cookin' time in Cheatam County (Trail of flowers)
06. 49 Winchester, Leavin' this holler (Leavin' this holler)
07. Johnny Cash, Well alright (Songwriter)
08. Billy Strings, Seven weeks in county (Highway prayers)
09. Zach top, Bad luck (Cold beer & country)
10. Silverada, Wallflower (Silverada)
11. Gillian Welch and David Rawlings, Empty trainload of sky (Woodland)
12. Martin Stuart and his Fabolous Superlatives, I need to know (Petty Country)
13. Jamey Johnson, Someday when I'm old (Midnight gasoline)
14. Karen Jonas, Let's go to Hawaii (The rise and fall of american kistch)
15. Johnny Blue Sky, One for the road (Passage du desir)

extra: Steve Earle, It's about bloodAlone again...Live)



lunedì 6 gennaio 2025

Recensioni capate: Piove (2022)

 


Finalmente, grazie a Raiplay, sono riuscito a recuperare questo film del 2022 che mi aveva molto incuriosito e che aveva fatto girare il nome di Paolo Strippoli (A classic horror story, su Netflix) come nuova speranza del cinema di genere italico.

Il regista usa il genere (l’horror) avendo ben assimilato la lezione dei maestri, cioè come un taxi per trasportare la sua idea di cinema che scava nella società, nei rapporti personali, in particolar modo quelli del nucleo familiare. Non a caso le creature demoniache che nascono dal vapore acqueo si nutrono dei sensi di colpa, del rancore, del risentimento che ristagna e cresce in questi gruppi di persone che vivono in pochi metri quadrati sotto lo stesso tetto,  hanno lo stesso sangue, ma non comunicano e giorno dopo giorno, schiacciati dalla fatica di (soprav)vivere, smettono anche solo di tentare di comprendersi. 
Questa la mia chiave di lettura del film, ma è chiaro che Piove si può godere anche solo come film horror, la mano del regista è in questo senso impeccabile e così l’uso del montaggio alternato a far crescere la tensione nei momenti opportuni. Gli effetti speciali, sia quelli artigianali che quelli digitali, sono convincenti e ultimo ma non per importanza, cazzo, il film è recitato bene, in particolare dai due protagonisti, rispettivamente padre (Fabrizio Rongione) e figlio (Francesco Gheghi). Può sembrare un aspetto scontato ma nel coraggioso cinema di genere italiano a budget ridotto all’osso, i tempi di produzione strozzati dal contenimento dei costi spesso influiscono negativamente su questo fondamentale.

Fosse stato un film coreano o spagnolo, saremmo nella media di qualità di quelle produzioni, essendo invece un prodotto nostrano (co-produzione belga), per Piove c’è quasi da gridare al miracolo.

Raiplay

giovedì 2 gennaio 2025

My Favorite Things, novembre e dicembre 2024

ASCOLTI

Amyl and the Sniffers, Cartoon darkness
Jamey Johnson, Midnight gasoline
Blood Incantation, Abslolute verywhere
Charley Crockett, $10 cowboy
DEVO, Freedom of choice
Red Clay Strays, Made by these moments
Eric Clapton, Meanwhile
Gang of Four, Entertainment!
Body Count, Merciless
Wire, Chairs missing
The Smile, Cutouts
The Cure, Songs of a lost world
Warren Haynes, Million voices whisper
Zeal and Ardor, Greif
The Mavericks, Moon and stars
Emily Nenni, Drive and cry
The Replacements, Let it be
Mooon, III
Ezra Collective, Dance, there's no one watching
Knocked Loose, You won't go before you're supposed to
The Cure, Songs of a lost world
Steve Earle, Alone again
Zach Top, Cold beer and country music

VISIONI

in grassetto i film visti in sala

Drive-away dolls (3,25/5)
Longlegs (3,75/5)
Canary black (1,5/5)
Danny Collins - La canzone della vita (2/5)
Bloody calendar (3,25/5)
Fulci talks (3/5)
Lo squartatore di New York (3/5)
Giurato numero 2 (3,75/5)
Pearl (3,5/5)
Libre (2,75/5)
Monkeyman (3/5)
MaXXXine (3,5/5)
La guerra del Tiburtino III (3,25/5)
Foxy Brown (3,25/5)
Fear the night (2,75/5)
Ricomincio da taaac (2/5)
America Latina (3/5)
Tigri e iene (2,5/5)
Shaft il detective (1971) (3/5)
Radio Killer (2,5/5)
The Bourne Legacy (2,25/5)
The irish mob (2/5)
L'ascesa del crimine (2,25/5)
The fall guy (3/5)
Scary stories to tell in the dark (3,25/5)
Countdown (2/5)
La verità secondo Maureen K (3,25/5)
L'isola dell'ingiustizia - Alcatraz (2,5/5)

Visioni seriali

The patient (3,5/5)
The Penguin (3,5/5)
Bodkin (2,25/5)
The day of the jackal (3/5)
Dostoevskij (4/5)







LETTURE

Simon Reynords, Post punk 1978-1984
James Ellroy, Un anno al vetriolo