lunedì 6 gennaio 2025

Recensioni capate: Piove (2022)

 


Finalmente, grazie a Raiplay, sono riuscito a recuperare questo film del 2022 che mi aveva molto incuriosito e che aveva fatto girare il nome di Paolo Strippoli (A classic horror story, su Netflix) come nuova speranza del cinema di genere italico.

Il regista usa il genere (l’horror) avendo ben assimilato la lezione dei maestri, cioè come un taxi per trasportare la sua idea di cinema che scava nella società, nei rapporti personali, in particolar modo quelli del nucleo familiare. Non a caso le creature demoniache che nascono dal vapore acqueo si nutrono dei sensi di colpa, del rancore, del risentimento che ristagna e cresce in questi gruppi di persone che vivono in pochi metri quadrati sotto lo stesso tetto,  hanno lo stesso sangue, ma non comunicano e giorno dopo giorno, schiacciati dalla fatica di (soprav)vivere, smettono anche solo di tentare di comprendersi. 
Questa la mia chiave di lettura del film, ma è chiaro che Piove si può godere anche solo come film horror, la mano del regista è in questo senso impeccabile e così l’uso del montaggio alternato a far crescere la tensione nei momenti opportuni. Gli effetti speciali, sia quelli artigianali che quelli digitali, sono convincenti e ultimo ma non per importanza, cazzo, il film è recitato bene, in particolare dai due protagonisti, rispettivamente padre (Fabrizio Rongione) e figlio (Francesco Gheghi). Può sembrare un aspetto scontato ma nel coraggioso cinema di genere italiano a budget ridotto all’osso, i tempi di produzione strozzati dal contenimento dei costi spesso influiscono negativamente su questo fondamentale.

Fosse stato un film coreano o spagnolo, saremmo nella media di qualità di quelle produzioni, essendo invece un prodotto nostrano (co-produzione belga), per Piove c’è quasi da gridare al miracolo.

Raiplay

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