La CIA si avvale di alcuni gruppi privati di "sicurezza" per appaltagli operazioni che non può svolgere da sè. In una di queste, Mike Locken (James Caan) e George Hansen (Robert Duvall) devono garantire la sicurezza di un importante testimone nella mani dell'Agenzia. I due sono legati da amicizia, ma George tradisce, uccidendo il prigioniero e sparando a Mike, causandogli di proposito danni permanenti.
Su Sam Peckinpah c'è poco da dire, parliamo di uno dei registi più importanti del movimento Nuova Hollywood che ha rivoluzionato gli studios nei settanta con una visione cinematografica di rottura, innovativa, spesso liberal e fuori dagli schemi, pompando sangue giovane in un'industria in crisi. Il regista californiano è ricordato soprattutto per come ha cambiato la semantica del western (dalle nostra parti i suoi film hanno ispirato anche il nome di due riviste musicali, Il Mucchio selvaggio e il Buscadero) e, in generale, per il suo contributo fondamentale al rinnovamento del genere action.
Killer elite non è un uno di quei film che viene citato per primo, quando si parla di Peckinpah, e in effetti si tratta di una pellicola per certi versi anomala nella produzione del regista. Certo, ci sono caratteristiche comuni agli altri film, l'amicizia virile che trascende gli opposti schieramenti, l'agire ai limiti della legge, la subdola mano del potere, ma il tutto contaminato, non senza effetto straniante e inaspettato, con ninjia, shuriken e katane, cioè con il genere wuxia.
E' quella la parte che mi sembra funzioni meno, per il resto Killer elite è il solito gran bel film (un balsamo per gli occhi? La sequenza in mare con le navi in disarmo allineate all'orizzonte) di ere passate in cui l'azione veniva preparata gestendo magistralmente i tempi e la storia non era monopolizzata dalle sparatorie o dagli inseguimenti. Basta vedere come Peckinpah gira il prologo del film, quello del tradimento, con un Duvall esemplare che agisce depotenziando, attraverso una recitazione per sottrazione, la gravità dell'azione commessa. Oppure i tempi - quasi metà film - che la storia si prende per mostrarci la riabilitazione di Mike dopo il ferimento. Ultimo, ma non per importanza, il cast dei comprimari, dove spiccano i due soci di Mike, Mac e Miller, con il primo interpretato da un Burt Young, il Paulie della saga di Rocky, che sembra sempre capiti lì per caso (ma funziona, intendiamoci).
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