Comunque, che l'acquisizione della Disney sia o meno una tardiva vendetta per Howard, poco cambia. Non l'ho proprio presa bene questa notizia.

Berlusconi fa causa alle 10 domande
Aspettavo con una certa curiosità di vedere il primo film sceneggiato appositamente per il grande schermo da James Ellroy. La notte non aspetta (Street Kings in originale)contiene tutti gli elementi tipici dell'universo Ellroyano. La location losangelina e la relativa corruzione della LAPD, violenza, desolazione, il poliziotto solitario che cerca di annegare i propri demoni in missioni solitarie al limite del suicidio, le indagini della commissione interna, un omicidio che non è quello che sembra.Provaci ancora, James.
W.U.T.I. OF: Yo La Tengo, And then nothing turned itself inside out.jpg)



Mi è sembrata efficace anche l' interpretazione di Cirino Pomicino da parte di Buccirosso, e a chi lo ha trovato fuori dalle righe consiglio di leggere un pò le indiscrezioni sulla vita del ministro, donnaiolo e festaiolo instancabile.
Anche Flavio Bucci offre con Evangelisti un'interpretazione che lascia il segno, come quella meravigliosa di Giulio Bosetti che fa Scalfari, in uno dei momenti più riusciti dell'opera (l'intervista ad Andreotti).
Trent'anni di vita della Repubblica Italiana passano tra le immagini del film e nella gelida intervista di Scalfari al Divo. Trent'anni nei quali il democristiano è stato protagonista principale assoluto, una scatola nera vivente, come ha ironizzato Grillo in un celebre monologo televisivo, al quale Andreotti/Servillo assistono, nella parte finale del film.
E chissà se la parte in cui la moglie del democristiano (interpretata da Anna Bonaiuto) confida al marito che, tutto sommato, secondo lei la gente lo sopravvaluta perchè "tutti pensano tu abbia un intelligenza superiore, ma si sbagliano, alla fine tu sei solo uno che ha sempre la battuta pronta", rappresenta il messaggio finale del regista Sorrentino.
Alcune canzoni di Jack Penate mi fanno l'effetto Audio 2. Laddove gli italiani tirano a campare sfruttando le sonorità e il timbro vocale di Lucio Battisti, in alcune canzoni l'artista inglese mi sembra un (involontario?) clone di Robert Smith e dei suoi Cure .
"Smettetela di rompere, non sono un fottuto juke-box!"

A completare il consueto giro di valzer (Panorama/Libero/Il Giornale) cominciato con il ritorno di Feltri al Giornale indovinate un pò chi prenderà il suo posto a Libero...http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/nazionale/news-dettaglio/3702857

Imelda May (irlandese, classe 1974) ha un suo personalissimo stile. Voce interessante, anche se priva di elementi di particolare originalità, si discosta dal genere "confidenziale" sciccoso che tanto è tornato di moda e che lancia femme fatale come se piovesse. Lei si dedica ad una musica vintage, ma non ancora travolta da un redditizio revival.
I brani di Love tattoo sono una terra di confine tra il rock and roll degli Stray Cats ( Smokers song; Love Tattoo) , lo Swing Revival dei Big Bad Voodoo Daddy (Big bad handsome man; Johnny got a boom boom), un certo croonering d’atmosfera (Knock 123; Meet you at the moon; Falling in love with you again) e perfino un classico blues elettrico ( Smotherin’ me) alla B.B. King.
Love tattoo è un disco piuttosto retrò e spensierato, il genere di musica che ti riporta indietro nel tempo e che se non stai attento, mentre batti il piedino a tempo, ti ritrovi improvvisamente col ciuffo a banana impomatato e le scarpe bicolore (o la gonna plissettata al ginocchio e le scarpe di vernice, se sei una gentil pulzella).
Un album tutto sommato godibile e divertente, anche se inevitabilmente effimero.

Dal Daily Mail edizione on line:
Non è chiaro se questa immagine sia autentica o un fotomontaggio, comunque la notizia è accertata. Non so perchè, ma è come se qualcosa dell'epicità del personaggio si sia perso per sempre...
Un abbonato Rai ha sempre un posto in prima fila. Uno solo, perché gli altri li ha prenotati Mediaset, e non da ieri. E l'abbonato alla tv pubblica paga. L'abbandono della piattaforma satellitare di Rupert Murdoch da parte di Raisat è solo l'ultimo tassello (o il penultimo, manca l'oscuramento totale dei canali generalisti) di una strategia avviata da tempo. Della quale la tv pubblica è la vittima sacrificale sull'altare della tv commerciale di Silvio Berlusconi. E, sempre di più, della pay tv del Biscione nella sua guerra contro Sky.
La legge Gasparri è servita - tra le altre cose - a Silvio Berlusconi a mantenere in analogico Retequattro spacciando anzitempo per vera la realtà virtuale del digitale terrestre, pagata con centinaia di milioni di euro sonanti e non del Monopoli da viale Mazzini. Il primo segnale che il cuore di sua emittenza non batteva solo per Emilio Fede, è arrivato quando la scatola vuota dei decoder per il digitale terrestre ha cominciato a riempirsi di contenuti a pagamento a partire dal calcio