giovedì 4 ottobre 2007

Stone cold Bush


Lo so, ci abbiamo fatto purtroppo il callo a sto microcefalo raccomandato con in tasca la chiave per azionare la leva rossa. Ma notizie come quella che segue riescono a farmi perdere la flemma rassegnata, facendomi imbestialire.Non solo il genio qua sopra nega le cure a quattro milioni di bambini poveri, ma si giustifica sostenendo che lo fa per difendere gli americani dall'assistenzialismo e, in subordine, dal socialismo.
Il punto è che gli americani lo credono davvero, che avere una sanità pubblica gratuita è l'anticamera del socialismo. Ovviamente quando vanno in bancarotta familiare per curare il figlio undicenne malato terminale cambiano idea, ma è troppo poco e troppo tardi.


La Casa Bianca boccia l'estensione del programma di assistenza pubblica

Sanità per i bambini poveri Veto di Bush sulla legge

Lo stop al Congresso. I democratici: sconnesso dal Paese


L'appello del piccolo Graeme Frost, che venerdì corso lo aveva pregato di non farlo, è stato inutile. George Bush ha negato ieri l'assistenza medica gratuita a quasi quattro milioni di bambini americani, le cui famiglie non sono in grado di pagare le costose polizze assicurative private. Il presidente ha posto il veto sullo State Children's Health Insurance Program o Schip, il piano che dà la copertura sanitaria pubblica ai figli di coppie a basso reddito, approvato al Congresso con ampia maggioranza bipartisan.
È una scelta politica molto azzardata, che rischia di isolare ulteriormente il capo della Casa Bianca. Lo Schip è infatti un programma molto popolare, appoggiato da uno schieramento trasversale, che vede insieme democratici, repubblicani moderati, industria farmaceutica e perfino le Chiese cristiane. In vigore da 5 anni, finanziato con 25 miliardi di dollari, esso ha garantito cure gratuite a 6,6 milioni di bambini, figli di famiglie non abbastanza povere da poter accedere al Medicaid, il programma federale di assistenza medica per i poverissimi, ma comunque non in grado di pag arsi una mutua privata.
Nella versione votata la scorsa settimana, il Congresso prevede di portare la spesa dello Schip a da 35 a 60 miliardi di dollari nel prossimo quinquennio, consentendo ad altri 3,8 milioni di bambini americani di beneficiarne. Ben 18 senatori repubblicani, preoccupati delle loro prospettive elettorali nel 2008, hanno votato con la maggioranza democratica, un risultato che rende il decreto immune al veto presidenziale. Non così alla Camera dei Rappresentanti, dove ci sono stati meno dei due terzi necessari. Anticipato da settimane, il no di Bush ha motivazioni politiche e ideologiche: il presidente insiste sulla disciplina finanziaria per riportare sotto controllo il bilancio, anche se poi chiede contemporaneamente altri 42 miliardi di dollari per la guerra in Iraq.
L'argomento di Bush è che l'ampliamento spingerebbe migliaia di famiglie, oggi coperte dall'assicurazione privata, a chiedere l'aiuto pubblico, facendo esplodere i costi ben oltre lo stanziamento previsto. Più in generale, Bush pensa che così si apra la strada «a un sistema sanitario controllato dal governo».«Non cambierà idea», ha detto ieri la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino, secondo la quale è tempo di «cercare un compromesso, concentrandosi sull'obiettivo originario, quello di coprire prima di tutto i bambini più bisognosi».Ma la reazione democratica è stata durissima. «Oggi — ha detto il senatore Ted Kennedy, che guida la Commissione per la Sanità — abbiamo appreso che un presidente pronto a gettar via 700 miliardi di dollari in Iraq, non è disposto a spendere una piccola frazione di quella somma per dare l'assistenza medica ai bambini americani».
Secondo Harry Reid, capo della maggioranza al Senato, «il veto dimostra quanto Bush sia ormai disconnesso dalle vere priorità del Paese». Ma voci critiche si sono levate anche dalle file repubblicane: «Spero che l'Amministrazione non intenda affrontare il popolo americano, aprendo il portafogli sulla guerra e dicendo ai bambini senza assistenza medica di andare a farsi benedire », ha ammonito il deputato della Louisiana, Jim McCrery.Negativo anche il giudizio del senatore del Mississippi, Trent Lott, che però si è detto fiducioso «si possa trovare un punto d'incontro». Il veto infatti non blocca l'operatività dello Schip, che intanto è stato prolungato fino al 15 novembre nella sua forma attuale, mentre esecutivo e Congresso cercano di formulare un compromesso. La Casa Bianca, nel suo progetto di bilancio, aveva previsto di aggiungere appena 5 miliardi di dollari al programma, 1 miliardo ogni anno, portandone il finanziamento totale a 30 miliardi.

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