venerdì 2 dicembre 2011

Nell'era del Minzulpop




Quando ho saputo che Santoro, via dalla RAI, aveva rotto anche con LA7 a causa di vincoli che gli sarebbero stati imposti pure lì, e avrebbe quindi fatto il suo programma in maniera autonoma, grazie ad un network di televisioni regionali e a Sky ( qui la lista completa), ho pensato che forse, tutto sommato, la cosa poteva anche essere positiva. Nel senso che avrebbe potuto togliere un pò d'ingessatura al format e magari, scevro da censure, regalarci perle come la metafora della politica che penetra analmente i cittadini, eseguita da Luttazzi nel ormai epocale monologo a Raiperunnotte.

E invece. Invece dopo qualche puntata, Servizio Pubblico, al netto di un maggiore spazio concesso a Vauro e Travaglio (elemento non necessariamente positivo, anzi, alla lunga i due stroppiano), riprende paro paro il canovaccio di Annozero (servizi "sul campo"; ricostruzioni delle intercettazioni telefoniche attraverso attori; dibattito in studio) senza troppi slanci o innovazione.
Intendiamoci: è comunque insieme a Report, fatte le dovute differenze (uno è puro giornalismo d'inchiesta, l'altro è contaminato con l'intrattenimento), una delle poche trasmissioni che tocca aspetti accuratamente occultati dai principali tiggì nazionali. Prendete il caso delle tangenti Enav/Finmeccanica, è abominevole che la vicenda che pare implichi massimi livelli della politica italiana sia passata quasi sotto silenzio.

Però, e arrivo finalmente al dunque, se in Italia istituzioni e partiti temono un programma non dico innocuo ma insomma quasi come Annozero/Servizio Pubblico (chi segue David Letterman sa quanto ci vada giù pesante nei monologhi, e nessuno si sogna di chiudergli lo show) significa che siamo in una condizione di coma indotto farmacologicamente, e che ogni segno di risveglio è considerato, paradossalmente, un virus. Lo sapevamo già? Può darsi, ma non per questo è meno inquietante...

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