giovedì 8 dicembre 2011

Oltre il margine

Premessa doverosa: siamo nell'ambito del prodotto televisivo prescindibile . Non me la sentirei cioè di consigliare Fringe rispetto ad altre serie, anche a Lost, per esempio, con la quale condivide lo stesso autore (JJ Abrams) e alla quale si ispira in quanto ad atmosfere. Per essere più chiaro: siamo dalle parti dell'intrattenimento a spina del cervello staccata. Per goderne bisogna mettere totalmente da parte logica e razionalità, eludere le incongruenze e concentrarsi sull'aspetto più superficiale, immediato e visivo della storia.


In questo senso Fringe coniuga in maniera divertente il genere horror e quello di fantascienza, basandosi su una presunta organizzazione segreta che effettua esperimenti sul genere umano a colpi di mutazioni genetiche, malattie terrificanti, armi di sterminio di massa non convenzionali, realtà alternative, persino alieni da altri mondi.



Tutti questi elementi ruotano in qualche modo attorno al lavoro giovanile dell'anziano Dottor Walter Bishop(interpretato da John Noble), scienziato visionario che ha passato un lungo periodo in un manicomio, dal quale viene fatto uscire dall'agente FBI Olivia Dunham (Anna Torv) con l'ausilio del figlio Peter Bishop(Joshua Jackson), per fronteggiare un attacco batteriologico mortale su un volo di linea. I tre, sotto la direzione del colonnello Philip Broyles (Lance Reddick), costituiscono l'ossatura della sezione Fringe, specializzata nel prevenire e combattere eventi inspiegabili.



Il canovaccio della storia prevede che in ogni episodio si verifichi un caso, spesso orrorifico, che richiede l'intervento della squadra. Ogni evento sembra scollegato dagli altri e conduce sempre al lavoro del dottor Bishop. Alla fine emergerà il collegamento tra i diversi casi e tra di essi e il ruolo dei protagonisti.



Venendo a mancare, diciamo così, una trama spessa che sostiene la struttura delle puntate, a fidelizzare lo spettatore sono i carachters, tutti, con l'eccezione della semi esordiente australiana Anna Torv, volti noti delle produzioni perlopiù televisive. Reddick (Lost, Oz, ma sopratutto The Wire); Joushua Jackson, con una mimica facciale alla George Clooney, che in realtà di cinema ne ha fatto anche tanto, ma che tutti ricordano sempre e solo per Dawson's Creek. Ma il personaggio vincente della serie è senza ombra di dubbio Walter Bishop, interpretato da John Noble (anche nel Signore degli anelli) prototipo dello scienziato folle, affetto da vuoti di memoria e dedito al consumo di psicofarmaci ma dotato di capacità leggendarie. E' lui, con le sue uscite estemporanee ("Agente Dunham, ho un erezione. Ma non dipende da lei, è solo che devo orinare") la marcia in più della serie.





Come dicevo in premessa, niente di imperdibile. Tra l'altro, volendo approfondire, la serie è strutturata in modo da essere approfondita in rete attraverso gli indizi disseminati nelle varie puntate. Che è la strategia usata da J.J. Abrams anche per consolidare il seguito di Lost tra il popolo della rete. Io mi sono fermato al livello di coinvolgimento superficiale, ma se qualcuno di voi ha tempo da perdere...

2 commenti:

WVS ha detto...

Belle tutte le stagioni tranne la prima metà della penultima e un'ultima da buttare nel cesso sulla fiducia.

monty ha detto...

Mah sam, ti dirò.
Alla fine probabilmente proseguirò
la visione, ma le prime due della
season 2 mi hanno alquanto scoraggiato...