lunedì 11 aprile 2011

Burn down the house




Caparezza, Il sogno eretico

Universal, 2011



La potenza alla quale ci ha abituati c'è sempre tutta, stavolta però Caparezza perde un pò di auto controllo, lasciando che le sue inarrestabili rime fungano da sfogo anche ai suoi personalissimi pruriti. Capita così che Chi se ne frega della musica, la prima traccia (in realtà è la tre, dopo due brevi prologhi/skit), sia un un pò un riassunto degli anni trascorsi (tre) dall'uscita del precedente Le dimensioni del mio caos e questo Il sogno eretico. Tra un'analisi del panorama musicale italiano e del suo ruolo in questo ambito, Michele piazza subito più di un uppercut vincente, lasciando intendere che è tornato (se possibile) ancora più incazzato del passato. Sensazione che darà anche sparando a zero con Cose che non capisco.


Non so se nella discografia moderna tre anni tra un disco e l'altro siano troppi, quello di cui sono certo è che per comporre questi incredibili puzzle che sono i testi di Capa, a me non ne basterebbero venti, di anni. Riferimenti e citazioni a centinaia, alcuni li intercetti subito, per altri ti servono più ascolti, alcuni sono "bassi" (la tv anni 80, Arnold e Mazinga Z) altri invece "alti" , come Galileo Galilei e Giovanna D'Arco che irrompono subito nella tracklist con la loro intelligente critica anticlericale così come farà più avanti Messa in moto.


La macchina è rodata, ma stupisce sempre il livello qualitativo dei testi, non c'è una rima buttata lì, sbagliata o superficiale. Le alliterazioni, i giochi di parole, i sensi rovesciati delle frasi sono sempre ben a fuoco, davvero micidiali. Paradossalmente il primo singolo, Goodbye malinconia, è forse il pezzo più debole del disco, nonostante abbia un gancio formidabile e il featuring ben sfruttato di Tony Hadley.


La marchetta di Popolino è però classe superiore, una fotografia dell'italico popolo più veritera delle analisdi ISTAT. Kevin Spacey lo può scrivere solo una mente malata, visto che spoilera i finali di decine di film (in un caso, quello di Shutter Island il film me lo rovina davvero, visto che non l'ho ancora visto!) e Legalize the premier (featuring Alborosie) beh, è geniale, impossibile aggiungere altro. In chiusura il j'accuse di Non siete Stato voi e l'epilogo, in uno stile che mi ricorda qualcosa degli Elii, di Ti sorrido mentre affogo.


Analogamente al passato, il disco cresce progressivamente, all'inizio si fanno apprezzare un lotto di pezzi, poi, inarrestabile, il gradimento si allarga a tutto l'album, senza esclusione alcuna.

Caparezza continua a "non capire" e a "farsi troppi problemi". E meno male, cazzo. In Italia non sono rimasti in molti a farlo.


2 commenti:

Filo ha detto...

Bravissimo. Riesci a scrivere quello che penso in una maniera super precisa. E soprattutto con un ordine mentale che io non riesco ad avere.
E riguardo a "Chi se ne frega della musica"...

monty ha detto...

Troppo buono phil :-)