lunedì 19 gennaio 2009

The Obama effect

Non c'è niente da fare. Puoi usare tutta l'ironia che vuoi, ma quando si tratta di organizzare un evento, questi non li batte nessuno. Ieri si è tenuto, presso il Lincoln Memorial di Washington, il We are one, la festa per l'insediamento di Obama alla Casa Bianca.

Parata di star come, personalmente, non avevo mai visto per occasioni politiche. La lista è davvero infinita. Da attori del calibro di Tom Hanks, Forest Whiteker, Samuel L. Jackson, Ashley Judd, Jamie Foxx, Denzel Washington e diversi altri, a rockstar che rispondevano al nome di Bruce Springsteen, U2, Shakira, Stevie Wonder, Usher, Sheryl Crow, Herbie Hankok, Will I.A.M., Garth Brooks, John Mellencamp.

La cosa più stupefacente di tutta l'imponente organizzazione è stata l'assoluta mancanza di tempi morti. Se penso al concertone del 1° maggio, che ormai è diventato una ricorrenza fissa dalle nostre parti, alle chiacchere inutili dei presentatori, alle interminabili pause tra una band e l'altra, mi rendo conto che al We Are One si era su di un altro pianeta.

Nessun presentatore, interventi sempre brevi da parte di tutti gli oratori (Obama compreso) e grande feeling.

A sorpresa, devo dire che il set che ho apprezzato di più è stato quello del countryman Garth Brooks (o meglio, dell'alieno extralarge che l'ha divorato, vestendo la sua pelle, viste le dimensioni) che ha davvero scatenato la folla con il suo medley composto da America Pie, Shout (quella travolgente degli Isley Brothers che fa: "You know you make me want to -SHOUT- Kick my heals up and -SHOUT- Throw my hands up and -SHOUT- Throw my head back and -SHOUT- Come on now -SHOUT- " )e infine il suo classicone We shall be free.

Altre chicche Higher Ground interpretata da Stevie Wonder, Usher e Shakira; One love da Herbie Hanckok, Will I.A.M. e Sheryll Crow e una splendida Pink Houses suonata dal coguaro John Mellencamp.

Delusione cocente gli U2, che pur avendo a disposizione un arma di commozione di massa come Pride, mi sono sembrati un pò fiacchi.



Di Bruce non ho visto The rising, che ha aperto lo show, ma solo la conclusiva ed emozionante This land is your land (di W. Guthrie), cantata insieme ad un incredibile novantenne che risponde al nome di Pete Seeger, passato nell'ultimo mezzo secolo, dalla condanna a dieci anni di carcere per comunismo, alla celebrazione ufficiale del quarantaquattresimo presidente americano.

Il feeling dicevo. E' incredibile quello che questo nuovo presidente trasmette alle persone. Era da tempo che non si registrava un tale entusiasmo per un esponente politico. Se penso ai musi lunghi visti dopo le due elezioni di Bush, ieri si è proiettato tutto un altro film. La gente festeggiava un cambiamento. Cantava, ballava e sopratutto sorrideva felice. Forse si rendeva conto della portata storica dell'evento.

2 commenti:

jumbolo ha detto...

mi fa ridere una cosa, anzi due. la presenza degli u2, ma vabbè, ormai fanno rappresentanza, non si sa di cosa, e ce lo potevamo aspettare. ma cazzo ci faceva shakira?
cioè, una cosa tipo sanremo...

monty ha detto...

Sugli U2 me lo chiedevo anch'io. Si sono fatti portavoce delle "speranze dell'europa per la nuova amministrazione USA". Pare inoltre che Obama abbia scelto la loro City of blinding lights per accompagnare la sua campagna elettorale (l'hanno anche suonata).

Shakira boh, avrà un agente potente?

Però Ale, al netto di tutto il cinico distacco da italiano medio di sinistra, in alcuni passaggi mi sono (un pò) emozionato.