martedì 20 gennaio 2009

Non è un paese per vecchi, dei Coen


Non è un pese per vecchi è con ogni probabilità il film meno personale che i Coen abbiano mai fatto. In parte è merito/colpa del romanzo di McCarthy (recensito giusto qualche post sotto), moolto cinematografico, e scritto come fosse già una sceneggiatura, tant'è che la trasposizione è una delle più fedeli (dialoghi inclusi) che mi sia capitato di vedere.

Da parte loro i registi hanno fatto un gran lavoro sulle location e sulla fotografia, oltre ad un accurata scelta del cast.

Avevo molta curiosità di vedere l'interpretazione da parte di Bardem dello psicopatico Chicurgh e non posso dire di esserne rimasto deluso, lui è molto credibile, e quell' improbabile taglio di capelli, in qualche modo, lo rende ancora più spaventoso. Tutto sommato però ritengo quel tipo di ruolo abbastanza facile, se mi concedete il termine . E' un character così particolare, che qualunque attore vorrebbe interpretarlo.

Altre opinioni sul cast: Tommy Lee Jones è bravo, ma spero di non offendere nessuno se affermo che fa sempre lo stesso ruolo ormai. L'uomo di legge, compassato, riflessivo e saggio. Una garanzia, ma un pò scontato.

Mi è piaciuto Josh Brolin modello Charles Bronson, veramente credibile come outsider che cerca la svolta della sua vita. Infine, benchè in un ruolo marginale, ho apprezzato Woody Harrelson.

Nella mia recensione del romanzo, facevo notare come, a dispetto di un meccanismo narrativo perfetto, Cormac McCarthy, proprio prima che venga ucciso Moss, gli fa conoscere una giovane autostoppista, che lo accompagna per un tratto di strada e ha la tragica sfortuna di condividere la sua fine. Scrivevo che non capivo il senso del personaggio nell'economia della storia.
Devono averlo pensato anche i Coen, visto che nel film non ne resta traccia.

In una trasposizione così fedele del romanzo, è invece inspiegabile l'assenza di due momenti cruciali dell'opera di McCarthy.

Chicurgh, dopo aver recuperato i soldi, li riporta tutti al legittimo proprietario, un boss del crimine. Sembra un passaggio insignificante, ma rende bene l'etica inflessibile che governa questo incredibile personaggio. Nel film dei Coen invece, sembra che se li tenga lui, dando l'idea che abbia fatto tutto quel macello per lo sporco denaro.

Lo sceriffo Bell, decorato come eroe di guerra nella seconda guerra mondiale confessa allo zio, nella scena finale che si svolge nella baracca, che in realtà nell'occasione in cui è stato decorato si è comportato da vigliacco, fuggendo dal nemico. Questo passaggio non è magari determinante, ma aiuta a capire il personaggio e i suoi demoni interiori.
In ultima analisi, un buon film, inevitabilmente inferiore al romanzo da cui è tratto.


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