lunedì 5 gennaio 2009

Best 2008

A differenza del 2007, l'anno appena trascorso è stato denso di soddisfazioni musicali.

Riguardando questa lista di dischi prima di postarla, riflettevo sul fatto che contiene almeno due, tre dischi oggettivamente poco significativi, che con ogni probabilità non lasceranno traccia alcuna nella storia del rock. Pazienza, per i capolavori pompati dalle major o per i titoli impossibili delle indie, ci sono altre classifiche ben più prestigiose di questa. Non è vero, come mi ha detto qualcuno, che se ti piace un disco, allora vale. Sono assolutamente consapevole di ascoltare, alle volte, autentica robaccia, ma è la mia robaccia, perciò fanculo.

Sono infine un convinto sostenitore della massima pop: if it makes you happy, it can't be that bad...

L'ordine della lista è abbastanza casuale, gli album sono elencati (più o meno) in ordine cronologico di ascolto.



Davide Van De Sfroos – Pica! 
La scoperta dell’anno, senza ombra di dubbio. Su quanto fossi prevenuto riguardo a questo artista ho già scritto, e dunque non mi ripeto. La passione per questo disco mi ha aperto le porte a tutti quelli che lo hanno preceduto. Li ho trovati buoni, ma non all’altezza di Pica!, lavoro ispirato, poetico e suggestivo. L'arte supera preclusioni e polemiche, e El puunt, Lo sciamano, New Orleans, La ballata del Cimino, Il minatore di Frontale, Il costruttore di motoscafi non si scrivono per caso. 

Caparezza – Le dimensioni del mio caos 
Altra scoperta del 2008. Non ho mai pensato a Caparezza come ad un artista “impegnato”, ma più come ad un cazzaro che aveva azzeccato un paio di rime. Questo ovviamente dimostra quanto poco io ne sapessi, in realtà. Le dimensioni del mio caos è un concept sulla società moderna, sui tanti vizi e le poche virtù di giovani, media, informazione, mercato del lavoro,politica. Non ci resta che ridere, con intelligenza però. 

Flogging Molly - Float
Ancora non mi capacito su come potessi non conoscesse questo gruppo irlandese-americano. Che nasce come figlio bastardo dei Pogues, ma poi alza il volume e il distorsore delle chitarre. Il classico irish whistle va in panchina e viene richiamato poco, la sezione ritmica pesta come negli esordi dei Clash. I testi sono rigorosamente patriottici e pieni d’orgoglio tricolore (quello d’Irlanda, ovviamente). L’esecuzione di Paddy’s lament dal vivo al Musicdrome ha rischiato di uccidermi. Per davvero.

Elio e le Storie Tese - Studentessi 
Quanto mi mancavano gli Elii. Ci siamo persi di vista per colpa mia o loro? Massì, che importanza ha...
L’importante è essersi ritrovati e aver ri-acceso la passione di una volta. Ospiti prestigiosi, musiche e testi ispirsti, e con Parco Sempione hanno scritto la canzone degli anni zero su Milano. E con brani come Ignudi fra i nudisti, Heavy samba, Gargaroz, Suicidio a sorpresa, Single è come se il tempo non fosse mai passato, sei ancora lì a domandarti: "ma come gli vengono in mente certe cose?". 

Marracash - omonimo
Premessa: il personaggio Marracash continua a starmi peso sui coglioni. Ma il disco mi ha fatto divertire non poco, e quindi recupero la “giusta distanza” giornalistica e lo infilo, perché lo merita, nel lotto dei migliori. Tanta attitudine e una grande ospitata dei bravi Cò Sang.

Motley Crue - Saints of Los Angeles
Un disco con ogni probabilità studiato a tavolino nota per nota. Il loro classico sound, quello battezzato con il pessimo Girls girls girls e perfezionato con l’ottimo Dr Feelgood. Il livello di astio del gruppo deve aver raggiunto dimensioni epocali durante le registrazioni, se è vero che subito dopo il disco invece di un tour della band, Vince Neil se ne è andato in giro per il globo (cancellando pure una data prevista in Italia) per i fatti suoi. Face down in the dirt, la title track, The animal in me, Just another phsyco e Goin out swingin' sono roba che dà ancora la merda a numerosi cloni della band che si aggirano per i palchi americani.


Hayes Carll - Trouble in mind 
Un disco piccolo piccolo, per molti versi insignificante, nel panorama della musica (anche country) americana (e figuriamoci per il resto del mondo). Complice un suggestivo concerto, questo album mi è però entrato dentro, con i suoi testi convincenti sempre in bilico tra ironia ( Wild as a turkey, I got a gig, girl downtown ) e ballate per cuori spezzati ( It's a shame, beaumont,a lover like you ). Drunken poets dream e Beaumont sono nella top ten delle canzoni dell’anno. Don’t let me fall è una malinconica ballata alla Ryan Adams e She left me for jesus, beh dice tutto il titolo. 

Hank III - Damn right rebel proud
La recensione completa è due post qui sotto, non vi ammorberò più di tanto. Hank Williams III è riuscito a pubblicare un nuovo disco (e non è cosa da poco, credetemi). Sempre più outlaws, sempre più ubriaco, sempre più libero. The Grand Ole Opry, Me and my friends, Six packs of beer, P.F.F., Candidate for suicide e Stoned and alone sono già nel cuore di tutti i fans.



The Black Angels – directions to see a ghost
Tutti i dischi contenuti in questa classifica finale hanno avuto una media di ascolti piuttosto alta. Tutti, ad eccezione di questo dei Black Angels. Il combo texano è difficile ascoltarlo a manetta. Troppo psichedelico l'impatto, troppo ossessivo il sound. Undici brani, nemmeno un ritornello.
Però dentro Directions to see a ghost (titolo meraviglioso) c'è qualcosa che rimane, una specie di mantra, un seme lasciato lì, che si acconenta di un innaffiatina ogni tanto.



Bob Dylan – Tell tale signs
Ecco, tra tante uscite discografiche suggestive ho rischiato di perdere questa. Il volume otto delle Bootleg series di Dylan. Anche in questo caso le recensione è recente, quindi mi limito a ribadire il concetto che Dylan è dio. Nuff said!



Amadou & Mariam - Welcome to Mali
I puristi dei generi musicali (qualunque genere) non sanno cosa si perdono, non capendo quando un'opera contaminata e impura, rispetto ai rigidi clichè del suo ambito, getta un ponte dall'altra parte, facendosi apprezzare anche da chi, normalmente, è avvezzo a tutt'altri ascolti.
Quelli patiti per la musica etnica, al contrario, sospireranno e alzeranno gli occhi al cielo ascoltando il nuovo lavoro di Amadou & Mariam, duo non vedente del Mali già autore di diversi dischi. "Troppo pop" direbbe qualcuno. Addirittura "troppo rock" ribatterebbe qualcun altro. Ecco perchè è bello non essere integralisti musicali. Ci si può lasciare andare a tanti Ohhhhh di stupore davanti a lavori come questo.

1 commento:

Gemelle a rotelle ha detto...

Noto con soddisfazione che le minacce hanno funzionato. Bravo Picciriddo, il Padrino sarà fielice di questa tua decisione....