mercoledì 10 settembre 2008

Ten years after


La preoccupazione più grande che mi si agita dentro, non è tanto legata ai danni che questo governo farà in cinque anni di esecutivo, ma bensì a quello che combinerà in dieci.
Perché a meno di miracoli, e io sono ateo, stavolta ci aspetta come una condanna alla detenzione, la doppietta berlusconiana, o di chi verrà dopo di lui.

Se a pochi mesi di distanza dalla sua schiacciante vittoria alle politiche, e dopo che ha già piazzato due-tre belle porcate, e con altre pronte in canna, la sua popolarità è quella stratosferica riportata dai sondaggi, cosa succederà a fine legislatura, quando di norma si attivano le iniziative populistiche?

Dall’altra parte, l’opposizione è più debole che mai. Il soggetto politico Piddì sembra morto ancor prima di nascere, quel volpone di DiPietro, che senza l'alleanza con i veltroniani, difficilmente sarebbe entrato in parlamento, ha stracciato i patti pre-elettorali che prevedevano la sua annessione al PD dopo il voto, e si è ricavato il ruolo che molti di noi apprezzano, quale unico ed esclusivo hound dog di Berlusconi e del berlusconismo; Veltroni annaspa, tra preso tra cecchini diesse e diaspore democristiane. Nei sondaggi il partito cala.
I comunisti (actually, parliamo di una dote del 2-3%) sono divisi in almeno tre partiti più i verdi, non si sono ancora ripresi dalla tremenda mazzata subita, e cercano disperatamente consenso e nuova identità, rischiando però ulteriori (definitive?) spaccature interne.

Al termine di questo mandato, è difficile ipotizzare scenari che mutino a nostro favore questa pesante condizione di handicap, anche perché non è invece difficile immaginare un rientro nella squadra vincente da parte dei transfughi pentiti dell’Udc e della Destra, e anche a fronte di un’inverosimile nuovo spirito di gruppo del centrosinistra, con dentro di nuovo la cosiddetta sinistra radicale, le distanze rimarrebbero, ad andare bene, immutate.

Lo so che la politica non si fa con le somme matematiche, infatti il mio ragionamento muove da un clima che respiro, di assuefazione a tutto, un clima di adorazione al re sole Silvio III, un clima in cui non c’è più spazio, nemmeno all’interno della nostra parte politica per le critiche, un clima in cui gli stronzi sono quelli che si indignano, un clima in cui, morisse Berlusconi voterebbero il figlio, un clima in cui, se dici che uno che esce dai processi per prescrizione, ricusazione dei giudici o perché cambia in suo favore le leggi non è adatto a governare, ti tollerano sospirando e alzando gli occhi al cielo.

Un clima in cui, politicamente, culturalmente e matematicamente siamo giorno dopo giorno, sempre più in minoranza, e io non vorrei davvero farci l'abitudine.

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